di Cristina T. Chiochia

Dall’11 ottobre 2019 al 15 gennaio 2020 arriva in Italia, una mostra sul mondo delle assicurazioni nella ex sede della Banca d’Italia nella città di Parma, Ond’evitar tegole in testa! Sette secoli di assicurazione che ripercorre le tappe fondamentali del fenomeno assicurativo, dal Medioevo a oggi.

Inaugurata il giorno dell’ anniversario dalla nascita di Verdi l’esposizione ripercorre in modo inedito il fenomeno assicurativo per immagini, catapultando il visitatore in cedolini e contratti dal medioevo sino ai giorni nostri attraversando la storia umana attraverso un’istituto regolamentato dal diritto tipicamente occidentale e nato, guarda caso, in Italia.

Da Pisa a Genova, da Barcellona a Londra, il fenomeno assicurativo viene suddiviso in step visivi tra manifesti e cartelloni pubblicitari e targhe incendio in una location che va ben oltre la mostra stessa, estendendosi nei locali delle ex casseforti bancarie e dei preziosi. Come ben sottolineato durante la conferenza stampa da una delle due curatrici della mostra che sono Claudia Di Battista e Marina Bonomelli, il percorso procede con un focus sulla spinosa questione dell’usura, sulla sua moralita’ e sull’uso delle assicurazioni sulla vita, a seguire poi la sezione dedicata alla nascita delle prime compagnie dai Lloyd’s di Londra fino alle Generali di Trieste.

Un modo per affrontare il mondo del “rischio” da un punto di vista inedito, quello di addentrarsi nei locali di quella che era una sede della Banca d’Italia e su di un fenomeno culturalmente poco conosciuto. Sentendosi cosi’ un po’ tutti, protagonisti di quello che è l’istituto di intermediazione così come è: comune ma anche così poco amato e conosciuto e strettamente connesso al mondo della finanza.

Sette i secoli di assicurazione proposti dalla mostra con stanze dedicate anche ai lavori dell’artista Ugo Nespolo, al fine di evocarne le clausole più “matematiche” ed artistiche e due teche con alcune rare curiosità, ovvero la polizza originale stipulata all’Havana per la propria casa del celebre scrittore E. Hemingway e quella del futuro Papa, Cardinal Montini, addirittura sulla propria vita.280 i pezzi proposti in mostra, tra cui anche lavori pubblicitari di Boccioni, Carboni , Dudovich e molti altri e tante, tante polizze: dalla metà del trecento al novecento.

Dall’11 ottobre 2019 al 15 gennaio 2020, quindi, presso il giovane APE Parma Museo, centro polifunzionale ideato dalla Fondazione Monteparma che ora ne occupa il Palazzo, ecco, come recita il comunicato stampa: una “esposizione, inserita tra le iniziative di Parma 2020 – Capitale Italiana della Cultura, curata da Marina Bonomelli e Claudia Di Battista, organizzata da Fondazione Mansutti in collaborazione con Fondazione Monteparma e Università di Parma (DSEA – Dipartimento Scienze Economiche e Aziendali), col patrocinio del Comune di Parma e della Regione Emilia Romagna e con il sostegno di primari operatori e intermediari assicurativi, presenta 280 pezzi, tra cui 94 manifesti di compagnie italiane e straniere dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni ’70 del Novecento, 120 targhe incendio prodotte tra Ottocento e Novecento. E ancora 40 preziosi testi antichi, tra cui il manoscritto quattrocentesco di San Bernardino, e 26 polizze assicurative dalla metà del Trecento al Novecento. Il materiale proviene interamente dalla Fondazione Mansutti di Milano, che conserva una collezione specialistica, unica al mondo, sulla storia dell’assicurazione […]”.

Concludendo, quindi, una mostra non solo per voler diffondere la conoscenza del fenomeno assicurativo e di come si sia sviluppato l’idea del “contratto di assicurazione”, ma illustrarne la storia e lo sviluppo, attraverso dinamiche semplici ed emozionali aperte a tutti. Complice l’arte, la statua “totem” nella sala della ruota, o l’idea della prevenzione del rischio, nei pannelli pubblicitari alle pareti il mondo degli assicuratori e degli assicurati si incontro.

Alla gente “comune” che solitamente vede il fenomeno come contraente di una polizza e non da visitatore di una mostra, il compito di apprezzarne la climax di ritrovata e reciproca fiducia, onde evitar “tegole in testa”.

Cristina T. Chiochia