A commento dell’articolo “Ticino quo vadis” di historicus

PENSIERO DEL GIORNO  È vero, poco si è parlato di quello studio uscito nel maggio del 2015 che ci indicava come e perché il 29 percento della popolazione residente in Ticino era considerata a previsto rischio povertà entro il 2020: in altri termini una persona su tre.

Tuttavia come rimedio l’articolo – qui pubblicato – insiste nel propinarci l’ormai consumata e anestetizzante teoria reaganiana che recita(va) suppergiù così: “Il governo non è la soluzione del nostro problema, lo stato è il problema”. Altri e più perspicaci osservatori ebbero – invece – a dire in tempi non sospetti (senza «se» e senza «ma») che l’economicismo è (era) da considerare come un bolide (miope) in dissennata corsa, Andrà a sbattere? Non si sa! Durerà? Durerà finché un altro “vettore” non offrirà le stesse oppure migliori condizioni «all’arte di arraffare».

Utilizzato un territorio si può comunque cercarne e trovarne degli altri dai quali poi continuare ad estrarre sostentamento: un nuovo invidiabile pascolo… florido e accogliente. (Non a caso la… ricerca spaziale {spacciata per progresso} è un tabù indiscutibile).”

Perché mai dovremmo aspettarci che i «grandi» interessi della «grande» economia, (che ha «grandi» caste di pensatori/divulgatori di «grandi» credi economicistici diffusi con «grande» retorica pseudo-razionale dai «grandi/piccoli» media) possano/vogliano permettere a questo “consumato” territorio/pascolo di potersi salvare dall’incipiente aridità? In senso lato.

15 settembre 2008, New York: il crollo di Lehman Brothers – Wikimedia commons, Robert Scoble

Ciò detto mi vien d’aggiungere che, tutto sommato, non possa esistere un capitalismo… moderato (così come ben racconta la storiella dello scorpione e della rana). Chi resta fuori spera che con l’aiuto dello Stato (eccolo!) si possa tirare a campare fintanto che qualcosa cambierà. Il disastro è soprattutto il fatto che chi ne è vittima sia perennemente convinto che l’attuale assetto mercantile sia la soluzione. Tragico, come il credere che la “robbery” del 2008 fosse una… “crisi” invece che una sostanziale truffa (privata) pagata poi dai contribuenti. Una delle tante.

minimodire