Il progressivo aumento del costo della vita in Cile ha creato un forte malcontento popolare per una parte della società cilena a causa della disuguaglianza registrata nel paese.L’aumento del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico, il secondo quest’anno causato dall’aumento del petrolio, ha scatenato manifestazioni e  proteste, soprattutto da parte dei giovani studenti. Nelle ore di punta il prezzo del biglietto raggiunge 830 pesos cileni (circa 1.20 dollari). Lo stipendio medio mensile della popolazione (70%) non raggiunge i 770 dollari.

Nella capitale Santiago, i dimostranti, principalmente studenti delle scuole superiori e dell’università, hanno assalito violentemente diverse stazioni della metropolitana provocando forti danni. Hanno barricato gli ingressi, rotto i vetri, lanciato grandi oggetti sui binari e hanno bruciato diverse stazioni mentre migliaia di pendolari sono rimasti bloccati. La polizia antisommossa ha risposto con gas lacrimogeni e manganelli, picchiando gli studenti e trascinandoli via.

I disordini si sono spostati sulle strade dilagandosi in tutto il paese, dove i manifestanti hanno lanciato pietre contro la polizia, fracassato automobili, bruciato alcuni autobus e saccheggiato supermercati incendiando anche alcuni negozi. Anche un edificio sede di una importante azienda energetica è stato dato alle fiamme causando il ferimento di 156 agenti di polizia e 11 civili.

Il presidente cileno, Sebastián Piñera, ha dovuto dichiarare sabato lo stato di emergenza a causa della diffusione dei disordini per l’aumento delle tariffe pubbliche di trasporto. Poche ore dopo l’annuncio del presidente, il generale cileno incaricato della sicurezza, Javier Iturriaga, ha annunciato il coprifuoco dalle 22 alle 7 ora locale nella città e nelle periferie, inviando i soldati che hanno pattugliato le strade della capitale per la prima volta da quando la dittatura militare del generale Augusto Pinochet si è conclusa nel 1990.

Il responsabile della metropolitana, Louis De Granges, ha affermato che il vandalismo ha causato danni per centinaia di milioni di dollari e che non è chiaro quando il servizio possa riprendere.

Il numero delle persone uccise durante le proteste è salito oggi a 11, secondo il governatore Karla Rubilar. L’esercito e la polizia usano gas lacrimogeni, proiettili di gomma e cannoni d’acqua contro i manifestanti e lo stato di emergenza dovrà essere esteso anche alle altre città del nord e del sud del paese. Una decisione preoccupante che potrebbe destabilizzare ulteriormente la situazione in un paese che ha vissuto una dittatura repressiva di 17 anni.

Oggi banche, scuole e negozi rimarranno chiusi a causa dei disordini. Quasi tutti i trasporti pubblici a Santiago sono stati sospesi e alcuni voli nell’aeroporto internazionale sono stati cancellati o riprogrammati a causa di equipaggi insufficienti.

“Siamo di fronte a una vera e propria escalation, organizzata senza dubbio per causare gravi danni al nostro paese e alla vita di ciascuno dei suoi cittadini”, ha dichiarato il ministro degli Interni Andrés Chadwick. Oltre 10 mila poliziotti e soldati sono stati dispiegati nelle strade ed oltre 1500 gli arresti segnalati.

Il recente linguaggio del presidente, conservatore miliardario entrato in carica nel marzo del 2018 dopo essere stato presidente tra il 2010 e il 2014, sta alimentando ancora di più le proteste. “Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno e che è disposto ad usare la violenza e gli atti criminali senza limiti”, ha affermato domenica. Parole che hanno avuto un certo effetto sui manifestanti che non solo si sentono ignorati dal governo, ma anche etichettati come criminali da un presidente che non si preoccupa della loro povertà.

I disordini stanno mettendo in luce le forti disuguaglianze e la rabbia radicata tra i cileni e anche se il presidente Piñera, che non si aspettava una dimostrazione così violenta e rapida, ha ritirato il decreto dell’aumento della tariffa nel tentativo di fermare il caos, le proteste non si placano e si stanno intensificando in tutto il paese le richieste di riforme economiche.