Emozioni e convivialità per il “fuorisalone” del vino

Ci sono manifestazioni in Italia, che nascono quasi spontaneamente come in un grande happening, una sorta di “fuorisalone” a cui Milano, pare, oramai , abituata nella formula dei “distretti”che, combinandosi con una serie di eventi che racchiudono degustazioni workshop e masterclass, declinano l’intero mondo del tema trattato in questo caso, quello del vino.

Secondo anno per la Milano Wine Week ,dal 6 al 13 ottobre 2019, manifestazione enologica che ,in una sorta di un grande percorso per tanti target diversi dove produttori e consumatori vinicoli (circa mille) si sono incontrati in tanti momenti dedicati anche agli stessi operatori del settore.

Un evento ambizioso quello di quest’anno che ha ottenuto grande successo e che si collega all’imminente Merano Wine Festival , nato nel lontano 1992 e che andra’ in scena dall’8 al 12 Novembre 2019.

Tanta insomma, in Italia, la voglia di costruire un progetto che potesse raccontare la cultura del vino per aumentarne la consapevolezza , in funzione di nuove opportunita’ per coinvolgere e cercare di fare una sorta di didattica sul prodotto fuori e dentro l’Italia, partendo da Milano, appunto.

Una forte accelerazione del business del vino, insomma, volta alla promozione essenziale del prodotto, l’educazione e la sensibilizzazione verso la cultura del vino alla ricerca di formule sempre nuove, come quella della Milano Wine Club presentata questa settimana da Federico Gordini, presidente della Milano Wine Week. Un modo insomma per amplificare quell’idea di emozioni e convivialita’ che ha caratterizzato la manifestazione.

Proprio per sperimentare questa idea, alla base della manifestazione si è partecipato ad una delle sue masterclass, al fine di raccontarne la percezione, quella forse, più bella e che meglio sintetizzava molti dei valori tipici dei vini italiani: la conduzione familiare del processo produttivo, l’uso del territorio, il sapore del vino e il suo networking internazionale. La masterclass delle tenute Piccini con la presenza di un’ospite internazionale a guidare la degustazione stessa racchiudeva un po’ tutte queste idee. Concludendo quindi, l’esperienza non ha tradito l’attesa. Nata da una realta’ vitivinicola autentica del Chianti classico, il prodotto delle Tenute è distribuito in piu’ di 80 paesi nel mondo.

Dalla splendida terra Chianti in Toscana nella amena localita’ di Poggibonsi, ecco le produzioni estendesi alle terre del Montalcino fino a quelle del Vulture, in Basilicata.

Un viaggio in una annata, inoltre, quella del 2016, che , in una sorta di mappa di qualità dei vini, tra territori distanti tra di loro ma unici, come la terra Italiana crea una sorta di “poesia della terra” declinata appieno dall’autrice americana Kerin O Keefe di Wine Enthisiast , relatrice alla masterclass, che, legando dati sulla passione familiare ai dati sulla raccolta dei vini proposti in degustazione (in una sala, allestita nel cortile d’onore di Palazzo Bovara, con partecipanti curiosi ed attenti anche se forse non di grandi intenditori) incuriosisce al fine di far conoscere e raccontare una storia , un esempio di una azienda votata totalmente al biologico, come è stato detto in presentazione, che produce vino italiano.

Sapori equilibrati nei bicchieri, bouquet tutti da scoprire, anche se molti ancora in botte, per una esperienza sul vino italiano e le sue tradizioni tra le più autentiche, testimonianza di un territorio tanto vario quanto ricco, esattamente come questa manifestazione: l’uva che sfida se stessa tra emozioni e convivialita’, tra differenze e tratti comuni di vini di territori italiani differenti, tra eccellenze e curiosità per tutti i gusti e palati.

Cristina T. Chiochia