Un commento assai confuso e tendenzioso (leggere QUI)

historicus  Nel suo commento al mio articolo “Ticino quo vadis?”, commento assai confuso e tendenzioso, il Sig. “minimodire” mi attribuisce delle proposte di soluzione ai problemi menzionati che nulla hanno a che vedere né con la mia posizione e neppure con un’analisi corretta dei problemi in questione. Ma passiamo ai dettagli.

I

Il Sig. “minimodire” inizia i suoi commenti scrivendo:

“… come rimedio l’articolo … insiste nel propinarci l’ormai consumata e anestetizzante teoria reaganiana che recita(va) suppergiù così: “Il governo non è la soluzione del nostro problema, lo stato è il problema”. Altri e più perspicaci osservatori ebbero – invece – a dire in tempi non sospetti (senza «se» e senza «ma») che l’economicismo è (era) da considerare come un bolide (miope) in dissennata corsa…”.

Evidentemente, il Sig. “minimodire” sembra insinuare che quando uno parla di più libertà ed ossigeno per il settore privato non stia proponendo altro che un capitalismo estremo, anarchico e selvaggio. Questo non può essere altro che falso. Poi, che una serie di problemi siano stati creati dal governo o attraverso il governo o abusando dei poteri del governo, è ciò che sorge da un’analisi spassionata di questi problemi. Abbondano gli esempi. Ma la soluzione – e neppure la mia proposta (se così si può chiamare, poiché in effetti non ho formulato nessuna proposta concreta) – non è certo la fuga verso un capitalismo estremo, anarchico e selvaggio.

II

Poi il Sig. “minimodire” continua:

“Perché mai dovremmo aspettarci che i «grandi» interessi della «grande» economia, (che ha «grandi» caste di pensatori/divulgatori di «grandi» credi economicistici diffusi con «grande» retorica pseudo-razionale dai «grandi/piccoli» media) possano/vogliano permettere a questo “consumato” territorio/pascolo di potersi salvare dall’incipiente aridità?”

Anche questo commento è completamente fuorviante, non ha nulla a che vedere con la mia posizione e, leggendo bene quanto ho scritto a proposito di Adam Smith, dovrebbe essere chiaro che né Smith né io siamo a favore dei “grandi” interessi e delle “grandi” concentrazioni di potere. Al contrario, il disegno di Adam Smith va letto precisamente come ribellione contro le grandi concentrazioni di ricchezza e di potere formatesi durante l’epoca del mercantilismo. Nei suoi esempi, Adam Smith parla del panettiere, del sarto, del macellaio, ecc. e non del magnate del commercio e dell’industria. Anzi, quando menziona gli esponenti del potere economico, lo fa con una certa irritazione, come per esempio in questa frase, estratta dal Libro I, Capitolo X, Parte II della sua opera principale:

“Le persone dello stesso settore si incontrano di rado, per allegria e diversione, ma la conversazione [fra di loro] si conclude [spesso] in una cospirazione contro il pubblico o in qualche accordo per aumentare i prezzi. – People of the same trade seldom meet together, even for merriment and diversion, but the conversation ends in a conspiracy against the public, or in some contrivance to raise prices.”

Dovrebbe essere evidente l’avversità ed il fastidio di Adam Smith nei riguardi di questi personaggi di potere.

Inoltre, Adam Smith ha avvertito chiaramente come i potenti nei vari settori del commercio e dell’industria utilizzano ed esercitano pressioni sui membri del parlamento – oggi si parla di lobby – per far passare delle leggi a loro favore e contrarie al benessere generale, come per esempio in questo passaggio estratto dal Libro IV, Capitolo II della sua opera principale:

“Il parlamentare che sostiene ogni proposta di rafforzamento del … monopolio, acquisirà sicuramente non solo la reputazione di capire il commercio, ma una grande popolarità e influenza … . Se si oppone a loro, al contrario, e ancora di più se ha l’autorità sufficiente per essere in grado di contrastarli, né la probità più riconosciuta, né il grado più alto, né i più grandi servizi pubblici possono proteggerlo dagli abusi e dalle detrazioni più infami, da insulti personali, o talvolta da un vero pericolo, derivante dall’insolente indignazione di monopolisti furiosi e delusi. – The member of parliament who supports every proposal for strengthening … monopoly, is sure to acquire not only the reputation of understanding trade, but great popularity and influence … . If he opposes them, on the contrary, and still more if he has authority enough to be able to thwart them, neither the most acknowledged probity, nor the highest rank, nor the greatest public services can protect him from the most infamous abuse and detraction, from personal insults, nor sometimes from real danger, arising from the insolent outrage of furious and disappointed monopolists.”

Tutto questo conferma l’avversità di Adam Smith contro le concentrazioni esagerate di potere, avversità che può essere ben riassunta in una frase che Lord Acton scrisse in una lettera a Mandell Creighton (futuro vescovo anglicano di Londra):

“Il potere tende a corrompere, il potere assoluto corrompe in modo assoluto.”

Ma pure oggi, i fautori di ciò che potremmo chiamare un capitalismo moderno, non sostengono per niente posizioni caratteristiche piuttosto di un capitalismo estremo, anarchico e selvaggio. Cito – per ora – senza ulteriori commenti due libri importanti su questo tema, pubblicati in questo millennio:

  • Raghuram Rajan & Luigi Zingales: Saving Capitalism from the Capitalists (Salvare il capitalismo dai capitalisti)
  • Luigi Zingakes: Capitalism for the People (Capitalismo per tutti)

III

Come terzo punto il Sig. “minimodire” scrive:

“… mi vien d’aggiungere che, tutto sommato, non possa esistere un capitalismo… moderato…”

Ma come si fa a sostenere una tesi di questo genere quando quello che abbiamo in molte nazioni – salvo ovviamente in quelle che dobbiamo classificare come comuniste – è un sistema più o meno capitalista, con molte imperfezioni, è vero, si, ma è anche vero, con un settore di mercato più o meno libero e più o meno esteso? Ossia se la maggioranza delle nazioni vivono in un sistema che possiamo caratterizzare come capitalismo moderato, anche se con molti difetti, ma perfettamente correggibili? Davvero il Sig. “minimodire” pensa che possa esistere soltanto quel estremo capitalismo selvaggio e anarchico?

IV

Il Sig. “minimodire” finisce il suo commento dicendo:

“Tragico, come il credere che la ’robbery’ del 2008 fosse una… ‘crisi’ invece che una sostanziale truffa (privata) pagata poi dai contribuenti. Una delle tante”.

Evidentemente il Sig. “minimodire” non sembra essere aggiornato o sufficientemente informato in quanto alle analisi effettuate sulla crisi del 2008. Ovviamente il tema non può essere approfondito in poche righe, ma penso sia alquanto istruttivo riprendere quanto ho scritto in un articolo su questo stesso portale in quel lontano 2014:

“Nell’anno 2005, in occasione di una conferenza in onore di Alan Greenspan che stava per ritirarsi come presidente della Federal Reserve, Raghuram Rajan (professore presso la Booth School of Business dell’Università di Chicago, ma in quel momento capo economista del Fondo Monetario Internazionale, [poi] 23.o Governatore della Banca Centrale dell’India) presentò uno studio assai critico sugli sviluppi avvenuti nel settore finanziario. In questo studio, intitolato “Has Financial Development Made the World Riskier?” (“Lo sviluppo finanziario ha reso il mondo più rischioso?”; lo si può leggere in internet, link:

https://www.kansascityfed.org/publicat/sympos/2005/%20pdf/Rajan2005.pdf), l’autore argomenta che il progresso tecnico e la deregolamentazione hanno sottoposto le banche a una concorrenza molto più forte nel loro core business. Questi stessi fattori hanno pure agevolato la creazione di tutta una serie di nuove entità all’interno del settore finanziario. Le banche tradizionali hanno risposto a queste sfide scavalcando i limiti del tradizionale banking business. È vero che questi sviluppi permettono di distribuire maggiormente i rischi all’interno dell’economia, ammette Rajan, ma è anche vero che si assumono anche più rischi. Inoltre le relazioni fra i vari mercati finanziari come pure fra i mercati e le istituzioni finanziarie sono diventate più forti. Questo agevola la diversificazione nel caso di piccoli shocks, ma favorisce anche il contagio a livello globale nel caso di grandi shock.

“Un altro fattore che secondo Rajan ha reso il sistema finanziario più vulnerabile, sono gli schemi di rimunerazione basati fortemente su incentivi (bonus legati alla performance). Dato che le performances sono generalmente correlate con i rischi, questo crea dei cosiddetti “incentivi perversi” che portano a prendere più rischi – specialmente quel tipo di rischi (in gergo vengono chiamati “tail risks”) che hanno conseguenze disastrose con una piccola probabilità, ma che offrono una abbondante ricompensa durante la maggior parte del tempo.

“Come ci si poteva aspettare, lo studio di Raghuram Rajan è stato duramente criticato durante la conferenza in onore di Alan Greenspan, poiché costituiva una sfida diretta alla cosiddetta “Dottrina Greenspan” che gli altri partecipanti alla conferenza elogiavano. In effetti, Alan Greenspan venne allora considerato fra i maggiori architetti della deregolamentazione e come conseguenza del forte sviluppo del sistema finanziario.

“Dopo la crisi economica del 2008, invece, le visioni di Rajan cominciarono ad essere viste come lungimiranti e profetiche ed in gennaio del 2009 il Wall Street Journal proclama che “pochi ormai sono in disaccordo con le sue idee”. Inoltre Rajan è stato lungamente intervistato sulla crisi globale per il film-documentario “Inside Job”, vincitore dell’Oscar al miglior documentario nel 2011 (lo si può vedere su youtube, link: https://www.youtube.com/watch?v=oLC2XAgSgFE).”

Come si può vedere, i giovani liberali, autentici, intellettualmente onesti e ultra ben preparati, non sono per niente a favore di quella caricatura di capitalismo estremo, anarchico e selvaggio, come sembra invece insinuare il Sig. “minimodire”.

Avrei molti altri elementi da aggiungere, ma preferisco seguire il consiglio di un mio anziano professore: “Non pretendere mai di risolvere tutti i problemi in un solo scritto, lasciati sempre materiale sufficiente per i seguenti articoli.”

Desidero comunque concludere questa nota ringraziando il Sig. “minimodire” perché con i suoi commenti ambigui è riuscito a stuzzicarmi sufficientemente per iniziare ad approfondire tutta una serie di questioni importanti in questo contesto.

E comunque bisogna riconoscere che le iniziative che promuovono il benessere generale non sono mai venute, non vengono mai e non verranno mai dai burocrati statali. Inoltre va riconosciuto che nessuna nazione è mai diventata prospera, aumentando le dimensioni e il peso dello Stato.

historicus