di Vittorio Volpi

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Nella storia recente abbiamo avuto parecchi episodi storici in cui si sono intersecati sport e politica. Il primo  apre le porte ad un dialogo fra due paesi, magari fino ad allora impossibile.

Storico il ping-pong Stati Uniti-Cina che consentì un riavvicinamento di straordinaria importanza fra le due nazioni;  e  potremmo ricordarne tanti altri. Invece nell’incontro di calcio recente, quello del 14 ottobre di Pyongyang nella Corea del Nord,  fra le “due Coree “ è stato come una guerra… col pallone, ma senza armi.

Ovvero, uno scontro  al quale non hanno potuto partecipare i tifosi del Sud (apparentemente bloccati da problemi – voluti –  di  visto), ma solo pochi media che non hanno potuto in sostanza filmare nulla.  E,  sorpresa delle  sorprese, non hanno avuto il biglietto di ingresso neppure i 50 mila nordcoreani, appassionatissimi di calcio, rimasti a bocca asciutta senza potersi “godere” la partita,  neanche in televisione.

Questo indecente ”spettacolo” è avvenuto al Kim Il Sung Stadium (il grande leader del secolo scorso). Era il primo incontro di calcio inter-coreano della storia al Nord, a partire dal match amichevole del 1990.

La partita è stata  quindi giocata a stadio vuoto, anche se apparentemente sono stati suonati tutti due gli inni nazionali (sarebbe un fatto senza precedenti) e fatto sventolare le bandiere di Nord e Sud. Presente anche il capo della Fifa, Gianni Infantino che ha visto tutto.

Si evince che  le relazioni fra i due paesi sono giunte ad un punto di bassa marea come non si era visto da parecchio tempo e che si giustificherebbe per ragioni che diremo in seguito.

Nella Corea del Sud giocava anche Son, uno degli idoli del Tottenham che,  una volta in territorio salvo, ha dichiarato quanto segue: “ È stato un match molto aggressivo, al punto che ritengo sia stata una fortuna fare ritorno sani e salvi e senza danni.”  Ed ancora “I giocatori del Nord erano molto irritati ed aggressivi”……

Premesso che la squadra del Sud ha potuto recarsi a Pyongyang, capitale del Nord, via Pechino e non attraverso il  confine fra i due paesi; cioè a Panmunjeom dove la zona demilitarizzata larga 4 chilometri e lunga 250 chilometri, divide i due paesi dall’armistizio del 1953 e come è noto non esiste ancora un trattato di pace fra le due realtà.

Il prossimo incontro  dovrebbe avvenire il 9 giugno a Seoul nel Sud.  Vedremo che cosa inventerà per l’occasione il “bombarolo” Kim Il Sung , il maresciallo del Nord.  Per la cronaca, 10 anni fa,  quando sempre a Sud si incontrarono per un’altra partita le due squadre e vinse il Sud per 1 a 0, scattò l’accusa di aver avvelenato i giocatori del Nord. Ha chiosato un commentatore “a volte lo sport viene usato dai politici per le loro pubbliche relazioni anziché come ponte fra paesi diversi”  e  quindi ci si deve domandare il perché di questa farsa.

Perché l’atteggiamento per lo meno inospitale del regime nordcoreano è in forte contrasto con quello che successe solo un anno fa alle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang.  Viaggiò verso Seoul per rappresentarli, a sorpresa, persino la sorella di Kim Yong-un.  Si mise in campo una squadra di hockey femminile dei due paesi. Marciarono sotto la bandiera della “Unificazione”.  Insomma un evento amichevole tutto “pappa e ciccia”.   Un cambiamento radicale quindi.

Per chi segue le faccende della Corea del Nord sotto la dittatura dei Kim, non dovrebbe essere meravigliato.  Come ha commentato uno studioso dei problemi coreani: “il ravvicinamento mostrato dal Nord, era puro teatro”.  A Kim interessava portarsi il Presidente del Sud, Moon Jae-in, dalla sua parte per aiutarlo a: 1) fare pressioni sull’Onu onde attenuare le sanzioni economiche che fanno male e 2) esercitare pressioni su Trump affinché Washington avviasse trattative sulla denuclearizzazione della Corea del Nord.

Avendo ovviamente ben chiaro in testa che mai la Corea del Nord  avrebbe rinunciato all’atomica dopo aver lottato ed investito per decenni miliardi di dollari; magari affamando la popolazione. Le stime degli anni ’90 ci parlano di morte per denutrizione di centinaia di migliaia di nordcoreani.

Oggi Kim si è accorto che per il suo gioco, al momento il Sud non è così rilevante e che Trump non è quell’allocco che forse pensava. Inoltre il Sud non concederebbe certi aiuti umanitari che ci si aspettava. Ecco perché è stata pesante la mano sulla Corea del Sud, trattata da pezzente. Niente ingresso via Panmunjom, niente sostenitori e pochi media, ovviamente senza telecamere. Le autorità del Nord hanno consegnato ai loro vicini di casa solo dei DVD, poco chiari e probabilmente con tutti i tagli necessari a cancellare gli atti violenti. Che miseria……..

E pensare che c’è un ex senatore italiano, Razzi, che decanta la  Repubblica Democratica della Corea del Nord come l’ultimo Paradiso sulla terra : forse,  a questo punto,  molti preferirebbero l’inferno…