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dal Caffè, pensiero del giorno  “Hanno provato la tattica del peso morto. Giunti all’aeroporto di Zurigo, Mark e i suoi genitori si sono lasciati andare. Hanno smesso di camminare, di rispondere, di reagire agli stimoli. Un ultimo disperato tentativo per evitare di tornare a casa, in quella zona dell’Ucraina dove le tensioni con i soldati russi sono ancora oggi all’ordine del giorno. In cuor loro, Mark e i suoi genitori speravano in un intervento di Geova. O almeno in un esito positivo del ricorso presentato in extremis dall’avvocato Immacolata Iglio Rezzonico.

Ma le loro speranze sono state stroncate dagli agenti di polizia che, come da prassi in caso di mancata collaborazione, hanno legato gambe e polsi dei tre richiedenti l’asilo. Poi li hanno caricati di forza sull’aereo, che era giunto a Zurigo con due ore di ritardo.”

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No, non si tratta della Turchia di Erdogan o del Cile di Pinochet ma della nostra Elvezia, uno stato in amplissima misura “buonista”.

A noi sembra che, se gli “asilanti” in questione non si fossero rifiutati di ottemperare alle decisioni dell’autorità, non ci sarebbe stato bisogno di ricorrere ad una procedura forzosa. Lo Stato può accettare che delle persone, semplicemente, si rifiutino di obbedire alle sue leggi?

Evidentemente no, perché la sua autorità diverrebbe automaticamente nulla. Nel caso dell’immigrazione illegale, ad esempio, chiunque potrebbe opporsi a un ordine di rimpatrio, e rimanere.

La materia del contendere, ovviamente, non è soltanto legale; essa è terreno di duro scontro politico. Per la sinistra radicale sembra che esista un diritto illimitato a immigrare nel nostro Paese.

Al contrario, molti cittadini (e non solo cittadini di destra) vedono questi flussi incontrollati come un grave pericolo.