USA. Potrà cambiare sesso e diventare femmina il bambino di 7 anni, figlio di Jeffrey Younger. E se quest’ultimo, cioè il padre, non è d’accordo che il suo bambino in età così precoce si sottoponga a una cura prima ormonale, poi all’intervento chirurgico per diventare una bambina, il tribunale di Dallas, in Texas, ha decretato che, dopo la decisione di 11 giurati su 12, il tribunale potrà intervenire per togliere l’affidamento dei figli.

Jeffrey avrà dunque l’obbligo di non interferire nell’iter della trasformazione sessuale del figlio. James diventerà Luna: dagli invasivi trattamenti ormonali alla castrazione chimica.

Favorevole invece al cambio di sesso del bambino è la madre, l’ex moglie di Younger, Anne Georgulas, che ha appunto accusato di abusi l’ex coniuge per non aver trattato il bambino come “una bambina”.

Il bambino si comporterebbe “da femmina” solo con la madre, come segnalato da Younger.

A sottolineare i rischi di un’affrettata imposizione genetica, la Mayo Clinic, un’organizzazione no profit che si batte, senza molto successo, per sottolineare i rischi dell’imposta femminilizzazione: dall’aumento di peso all’infertilità, alle malattie cardiovascolari, all’accresciuto rischio di diabete. Traumi psicologici, inoltre, non sottovalutatili.

In Canada il giudice della Suprema corte della British Columbia, ha condannato per “violenza familiare” un padre per aver chiamato la figlia con suo nome di battesimo, quando invece ella si sta sottoponendo a una cura ormonale per diventare un maschio.

Il rischio di cambi di sesso troppo affrettati si ripercuote anche in diversi casi: Patrick Mitchell, 12 enne australiano, nel 2017 aveva cambiato sesso diventando femmina, dopo che gli era stata diagnosticata una disforia di genere. Due anni dopo però, pentitosi, ha deciso di tornare indietro e ora si sta sottoponendo alla cura inversa.