Umbria, affluenza definitiva e altissima: 64,69%. In quel piccolo cuore verde d’Italia, con poco meno di 900mila abitanti (703mila gli elettori), le elezioni regionali paiono oggi la cartina tornasole delle vere intenzioni di voto degli italiani (60 milioni).

Esulta Salvini, esulta la Meloni, esulta tutto il centro destra: l’Umbria è passata dal centro sinistra al nuovo governo regionale; il mandato di Catiuscia Marini (PD) si è concluso un anno in anticipo, a causa dell’inchiesta sulla sanità, che ha colpito da vicino la Regione.

Stravince quindi la candidata comune a Lega e Centro destra, Donatella Tesei, che fa esultare i suoi patron, che sostengono che il “fortino rosso” dell’Umbria sia stato liberato dal “campo sperimentale” che ne aveva fatto il PD.

In effetti, dopo cinquant’anni di dominio rosso, l’Umbria torna ora ad essere verde blu.

Sconfitta dei Cinque Stelle che da soli non raggiungono nemmeno l’8%; poco male per il PD, che si ferma al 22,4%, mentre il partito di Salvini giunge al 37% dei voti. Nessun’altra lista, tra le varie coalizioni civiche e non, oltrepassa il 4%.

L’importanza dell’Umbria pare quindi più mediatica che effettiva, o meglio: concreta, sì, certamente, ma quei 703mila voti pochi ma buoni, effettivi e utili, servono al centro destra per rafforzare la sua unità, mentre a Salvini in particolare per rafforzare il suo ego, per fargli capire che, nonostante il suo tradimento d’aver fatto crollare un governo conquistato a suon di elezioni il 4 marzo 2018, la gente, nonostante tutto, crede ancora in lui. Quella Umbra, per lo meno, ne ha dato prova.