Immagine Wiki commons (Cristian Bianchi) https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.en

di Franco Cavallero

ll testo seguente, che fa parte della mia più preziosa collezione, è incluso alla pagina 119 del lavoro del 1989, “Disorientamento scolastico o vero diritto alla formazione nella scuola media?”. Quando lo portai al DECS non era ancora caduto il Muro di Berlino.

Direttore del Dipartimento era allora Giuseppe Buffi, succeduto nel 1986 a Carlo Speziali. (ndR)

Dopo la battaglia per la Civica e la bocciatura della “Scuola che verrà” il discorso sulla scuola rimane vivo ed attuale. I nuovi programmi liceali (con modifica della griglia oraria), che il DECS vorrebbe introdurre già nel 2020, suscitano l’opposizione di vaste cerchie di docenti. (ndR)

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“Gli artefici della riforma amano ripetere che l’introduzione della scuola media fu preceduta da “un lungo iter di discussione” durante il quale fu data la parola a tutti e si tenne conto di ogni parere. Ora, non si può negare che qualche volta si ebbe la compiacenza di chiedere ai docenti che cosa ne pensassero della nuova istituzione; in particolare nel 1979 fu svolta nel Ticino una maxi-inchiesta presso il corpo insegnante. Ma fu un’operazione-paravento, come è facilissimo dimostrare.

I risultati dell’indagine tardarono quasi due anni. Le stesse condizioni in cui essa fu svolta erano tali da non permettere a gran parte degli interessati di esprimere un giudizio meditato sulle questioni poste, dal momento che essi svolgevano ancora la loro attività al Ginnasio o alla Scuola maggiore. Ebbene, dalla statistica risultò che solo il 18 % delle risposte erano favorevoli alla nuova scuola media e i loro autori, denominati “riformisti”, furono ricoperti di lodi. Un trionfo della minoranza! Quanto ai contrari e agli scettici, che ammontavano a ben il 32 %, si coniò il cortesissimo termine di “regressivi” per sottolinearne la loro prava qualità. “Non importa che siate tanti – sembravano dire gli apprendisti stregoni – del vostro parere sappiamo noi che cosa farne!”.

Poi ci fu un 50 % di indecisi, che optarono per la risposta più prudente, siccome ci si può pronunciare soltanto su ciò che si conosce. Inutile scrupolo: sacrificati anch’essi sull’altare della Causa. Innumerevoli le vittorie di qualche sparuto gruppo di “missionari”, sempre indicati come “i buoni”, sottinteso che gli altri non erano che “i reprobi”: una volta si trattava di sostituire qualche ottimo manuale per lo studio delle lingue, in altri casi si doveva accreditare la scelta dei livelli al posto delle sezioni. Un giorno si seppe che la nota di condotta era abolita. Sempre i pochi “eletti in pectore” contro il gregge indistinto dei “grami”. È bello combattere le battaglie così, lancia in resta per conquistare l’elmo di Mambrino.

Ogni tanto qualche giornale riapre il dibattito sulla Scuola media. È però spettacolo breve. Da un lato gli interlocutori sono sempre scarsi, sempre i medesimi, sia perché il discorso richiede una certa preparazione, sia perché non è mai comodo esporsi in prima persona”. [Il testo continua con esempi di imposizioni a cui nessuno mosse il dito per impedirle].

Franco Cavallero