Il nichilismo dell’Unione Europea 

Il manager e professore straordinario Silvio Bolognini spiega il libro, scritto con Diego Fusaro, che verrà presentato il 24 novembre alle 15.00 presso la Locanda del Giglio a Roveredo.

Il curriculum di Silvio Bolognini è imponente: oltre che professore di Diritto Pubblico presso l’Università Cattolica di Brescia e Milano, ha svolto svariate mansioni ed attività professionali di management e diritto aziendale, ed attualmente è  Direttore dell’Osservatorio economico della Provincia di Bergamo. Questa pluralità di esperienze professionali ed accademiche, sia in ambito pubblico che privato, che vanno dalla programmazione alla filosofia, è indice di una spiccata capacità analitica e, conseguentemente, elaborativa e creativa. La sua ultima opera compie proprio un’analisi (dal greco lisi: distruggere) dell’attuale stato giuridico dell’Unione Europea e ne enuncia tutti i punti deboli.  In questa brevissima intervista cercheremo di capire quali sono i cardini del suo pensiero, espresso nel suo ultimo libro pubblicato da Armando Editore.

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Liliane Tami Agire nella Polis. Mi parli della sua vocazione come uomo d’azione, che partendo dalla filosofia agisce sul (e nel) diritto per il bene pubblico.

Silvio Bolognini   Fin da giovane mi sono sentito chiamato per promuovere il bene della Res Pubblica, ed è per questo che mi sono laureato nel 1978 in filosofia del diritto con conseguente vincita del concorso per progredire la carriera accademica. Ho sempre amato molto la giurisprudenza e ho un approccio epistemologico, rifacendomi a Karl Popper, al mondo del diritto. La mia battaglia per  il benessere collettivo l’ho svolta sia sul piano teorico, pubblicando svariati saggi, che in ambito professionale come manager, analista, commissario o amministratore delegato di svariate aziende e società. In passato ho compiuto uno studio sul tema dell’esclusione sociale pubblicando un libro dal titolo Ontologia della persona anziana. Lo studio della bioetica è fondamentale per ogni buon imprenditore o politico che col suo agire vuole aiutare le fasce (veramente) più deboli della popolazione.

Cosa ne pensa delle cosiddette minoranze?

Esse non fanno che distogliere l’attenzione pubblica dalle questioni più urgenti e giuste: tutti oggi si preoccupano di tutelare la varie minoranze più alla moda, perdendo di vista le persone anziane, che nell’era di questo giovanilismo imperante andrebbero tutelate in quanto incarnano la memoria storica, i vecchi valori e hanno dato un vero contributo umano ed economico alla società odierna.

Nichilismo deriva dal latino Nihil, nulla. Perché ha scelto questa parola per designare l’Unione Europea?

Il libro intitolato Il nichilismo dell’Unione Europea, scritto con Diego Fusaro, vuole innanzitutto citare un ciclo di lezioni universitarie tenute da Martin Heidegger nel 1940 sul tema del nichilismo elaborato da Nietzsche. L’attuale Unione Europea è un fuoco fatuo, una morgana, in quanto illude la gente di essere libera ma, di fatto, non lo è. Ed è questa l’ontologica nullità dell’Unione Europea, ossia la sua costante promessa di libertà mantenuta solo illusoriamente.

Questa democrazia attualmente inglobata nell’Unione Europea, secondo lei, è più simile alla Repubblica di Weimar o ad una dittatura di tipo comunista?

L’Unione Europea ha tutte le caratteristiche del sistema chiuso, non contempla alcuna forma di pluralità e l’uniformità economica, materiale ed ideologica che il sistema vuole imporre a tutti i cittadini ne è la dimostrazione.

Quale è il principale strumento che l’U.E. usa per imporre l’omologazione ai suoi cittadini?

La Smart City. La Smart city è l’habitat dell’uomo apolide, sradicato e in balìa della globalizzazione più selvaggia: in essa (sopra)vivono individui che devono accettare flessibilità disumane sul lavoro, che non possiedono case di proprietà ma solo precari appartamenti high tech, incapaci di instaurare relazioni amorose durature e  di conseguenza sterili e, per la gioia del capitalismo, consumatori bulimici di merci all’ingrosso di scarsa qualità.

Ha già pubblicato dei libri in cui denuncia il totalitarismo del paradigma ipertecnologizzato e disumanizzante delle smart-city. Ce ne parli.

Dal 2016 ho  pubblicato, con Giuffré Editore,  tre saggi dal titolo “ Epistemologia e politica del diritto nella prospettiva delle smart-city”, “Dalla Smart City alla Human Smart-city e oltre” e “ Il paradigma della globalizzazione giuspolitica comunitaria: morfologia e criticità dei fattori di omogeneizzazione”.  Nel primo libro analizzo le problematiche epistemologiche e giuspolitiche della “smart-city” e in particolare ne denuncio l’assenza di neutralità ideologica. Come già detto, questo nuovo paradigma post-moderno  ipertecnologizzato dell’urbanità contemporanea è totalizzante. Nel secondo testo vengono analizzate caratteristiche, dinamiche e limiti del “civic empowerment” e dell’ostacolo che comporta alla democrazia partecipativa e deliberativa. Inoltre prefiguro la possibile violazione di alcuni fondamentali diritti all’interno di queste inquietanti città iper-tecnologizzate. Nel terzo saggio, come nel libro scritto con Diego Fusaro, analizzo criticamente il paradigma della globalizzazione, inteso come visione dello sviluppo in chiave omogeneizzante, con particolare riferimento alle giuspolitiche comunitarie.

Il cittadino dell’Unione Europea buonista, anti-patriota e sempre up grade con le nuove tecnologie è libero?

Il nuovo cittadino della smart-city, ridotto a semplice consumatore senza senso critico, crede di essere libero perché può fruire dei più disparati servizi (dalla pornografia al voto, dai cibi etnici ai talk-show, illusione di democrazia diretta) ma di fatto i suoi desideri sono stati indotti dall’ideologia consumistica e del godimento attualmente predominante.  Noi siamo in una forma sistematica che ci fa credere all’autoreferenzialità, ma non è vero: nell’U.E. siamo solo schiavi. L’attuale pseudodemocrazia è un apparato diabolico segmentato che impone il pensiero unico dominante. La maggior parte dei desideri delle persone, siano essi materiali che di tipo ideologico, sono stati pilotati dalla pubblicità approvata dal regime globalista e capitalista dell’U.E.. A differenza di ciò che si crede, questa illusoria democrazia non garantisce un processo bottom-up, dal basso verso l’alto, bensì è di tipo top-down: la volontà dei singoli è manipolata dai piani alti. Esistono svariati strumenti che portano a questo risultato e li enuncio nel libro.

Cosa può mettere in difficoltà il sistema dell’Unione Europea?

Sono tre le cose che possono mettere in difficoltà l’egemonia monoculturale dell’Unione Europea, che vorrebbe legiferare per tutto il continente: le decisioni nazionali in contrasto con le decisioni europee, la discrasia tra autorità nazionale e autorità regionale e, soprattutto, l’adozione di un codice deontologico [insieme di valori etici e morali] che non è quello buonista, gay-friendly, anti-tradizionalista e permissivista propugnato dall’U.E.

Come è la governance dell’U.E.?

Spiegarlo in poche righe è impossibile, vi invito a presenziare alla conferenza che terrò il 24 novembre in Canton Ticino, presso la locanda del Giglio di Roveredo.  . In sostanza si può dire che l’U.E. attua una governance multilivello, nel senso che ciò che viene indotto al vertice è riprodotto ai vari livelli. Ciò che viene scelto a  Bruxelles si ripercuote alle città, in modo da rendere i gusti dei cittadini omogenei. Dietro a questo paradigma dell’intrusività dell’Unione Europea vi sono le multinazionali che hanno un proprio interesse economico. L’U.E., mossa dalle multinazionali, vuole creare scelte a monte che si riproducono su tutti i piani. Questo mediante una mirata  -e  perversa – partnership tra pubblico e privato è finalizzato all’arricchimento delle grandi aziende e lobby mondiali, non al benessere dei cittadini. Le multinazionali si accordano coi piani alti e le loro scelte si ripercuotono sui cittadini in modo così subdolo da far credere loro di averlo voluto. Inoltre l’U.E. auspica persino il fenomeno delle Lobby: le scelte di una certa categoria dotata di potere divengono così legge per i cittadini che non hanno nulla a che vedere con essa.  Se il potere viene messo tutto nelle mani delle grandi imprese capitalistiche multinazionali il popolo verrà automaticamente a perdere il proprio potere politico: l’U.E., di conseguenza, non può che essere il primo grande nemico della democrazia diretta.

Intervista di Liliane Tami