Apro il commento dicendo che non ho alcuna intenzione di infierire. La botta è stata così forte che proprio non serve. Maramaldo non è mai stato il mio eroe.

In questa critica elezione d’autunno i partiti storici, indeboliti, si trovavano ad affrontare i cosiddetti “estremi”: la classica coalizione di destra e la nuova coalizione di sinistra, PS + Verdi in grande spolvero + galassia di partiti minori. La situazione appariva pericolosa. Il PPD temeva per il suo secondo seggio al Nazionale (probabilmente Marco Romano) e si sentiva abbastanza sicuro per Lombardi agli Stati. Il PLR temeva per  Merlini, candidato agli Stati senza la “rete di protezione” del Nazionale.

I vertici dei due partiti decisero per la congiunzione delle liste al Nazionale, operazione del tutto inedita. Congiunzione che fu approvata dal Comitato PLR a Melide il Primo Agosto. Per il PPD bastò l’approvazione dei capi. “Siamo sotto pressione, qualcosa dobbiamo fare. In contrapposizione agli “estremi” il Centro esiste come soggetto politico, ha dei valori comuni, esprime moderazione”. Un discorso plausibile? Forse, ma non accettato da tutti.

L’elezione è stata completata oggi, è tempo di tracciare un bilancio.  1) Il PPD ha salvato Romano al Nazionale e ha perso Lombardi agli Stati. 2) Il PLR non aveva nulla da salvare al Nazionale e ha perso Merlini agli Stati.

Lombardi ha perso per pochissimo, dopo avere sperato a lungo. Era ancora in vantaggio su Carobbio quando allo spoglio mancavano solo Locarno e Bellinzona. Merlini per contro ha perso molto nettamente.

Il Ticket liberal-pipidino – praticato ed esibito con il massimo impegno – rappresentava in sostanza lo Status Quo. Il “Controticket”, privo di veste formale ma serpeggiante nella psicologia dell’elettore, rappresentava invece il cambiamento.

Il voto di oggi assume la valenza di un rifiuto dello Status Quo. Se Lombardi si fosse salvato (e c’è andato vicino) avremmo avuto un esito Chiesa-Lombardi meno significativo, una combine di nuovo/vecchio, esitante e non tagliata con il coltello.

I due sconfitti hanno pagato, duramente, la loro incapacità di comprendere che i cittadini ticinesi hanno a cuore il nostro (pur piccolo) Stato, la nostra sovranità e l’indipendenza delle nostre istituzioni e delle nostre leggi. Ne hanno parlato abbastanza? No. Ne hanno parlato in modo convincente? No. Anche il loro ultimo articolo scritto a quattro mani (che Ticinolive ha riproposto agli elettori con il permesso del Corriere) può essere criticato per questo stesso motivo.

Loro credono in queste cose? Forse no, oppure, semplicemente, le relativizzano. Pensano che ad esse siano attaccate soprattutto le persone di ceto e istruzione inferiore. Detto in breve: il popolino. Odiano la smodatezza dei “social”, che è sì sfogo addominale, ma esprime spesso una sofferenza reale per cause reali.

Il Ticino ha voluto mandare a Berna un uomo che rappresenti questa parte non ascoltata della società. Gli elettori hanno creduto a Chiesa più che ai “mostri sacri” Lombardi e Merlini.

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COMPLEMENTI E CURIOSITÀ

Quei mille voti

Millesei per l’esattezza. Il conteggio era andato veloce, mancavano solo Bellinzona e Locarno. Filippo era in testa e aveva un buon margine. Siamo vicini al risultato finale.

LOCARNO   + 518 per Marina

Filippo è ancora secondo, dietro l’irraggiungibile Chiesa.

BELLINZONA   + 488 per Marina

1006 in totale. Per 45 piccoli voti il capogruppo PPD alle Camere federali cade. Il suo sesto (!) mandato improvvisamente svanisce.

Il PPD aveva Camillo Jelmini nel 1991, uscente, ma fu battuto da Morniroli, liberale sospinto dalla Lega nascente. Ebbe poi Respini dal 1995 al 1999. Infine l’era Lombardi. E per il futuro? Si intravvede un possibile recupero?

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Paolo Pamini è felice   Marco Chiesa agli Stati fa felice Marchesi (da Monteggio a Berna) che a sua volta fa felice Pamini, che ritorna in Gran Consiglio. È spiritoso il Paolo, perché ha dichiarato: “Lo considero un congedo di paternità”. È infatti fierissimo padre di una coppia di gemellini.

I deputati UDC di Lugano sono ora Lara Filippini, Tiziano Galeazzi e appunto Paolo Pamini.

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La foto del giorno

Marco Chiesa tra Daniela Patrascanu (pittrice e poetessa) e Alain Bühler

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L’interessante matematica del politologo Stojanovic

Ecco un altro dato interessante. Il numero di schede valide al 1° (105’764) e al 2° (105’671) turno per il Consiglio degli Stati in Ticino era pressoché uguale. Di solito è al 1° turno che ci si aspetta dagli elettori di votare solo per il/la proprio/a candidato/a, per poi dare nel 2° turno un eventuale secondo voto (quello “utile”) anche a un/a altro candidat/a. E invece… Al 1° turno ogni elettore ha espresso in media 1,67 voti (in altre parole, il 67% degli elettori, ossia 71’054 persone, ha votato per due candidati). Al secondo turno invece la media era di 1,41 voti. Detto altrimenti: al secondo turno soltanto il 41% degli elettori, ossia 43052 persone, ha votato per due candidati. Questo si spiega in parte con la diminuzione dell’offerta (scesa da 9 a 4 candidati). Ma si spiega verosimilmente anche col fatto che al 2° turno molti elettori PLR e PPD che magari al 1° turno avevano sostenuto il ticket PPD-PLR hanno optato solo per il loro candidato al 2° turno. CVD

Sappiamo per certo che certe analisi di Nenad hanno suscitato un po’ di irritazione in determinati ambienti politici. 

Oss. In pratica la scelta è scesa da SEI a quattro candidati.

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Uomini di destra. La giornata è plumbea… ma radiosa

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Se chiedessero a me (ma nessuno lo fa) qual è il punto più positivo di questa elezione, risponderei senza esitare: ha spezzato lo schema del “triciclo”, fonte costante di danno per il nostro Paese. Questa volta madame Carobbio ha dovuto far guerra ai “borghesi” perché il seggio che concupiva… era lì. È stata brava e se l’è preso.

Con un fronte sinistro così attivo e “dopato” PLR e PPD dovranno riorganizzarsi (anche mentalmente). E prendere atto che il matrimonio è fallito. Come avviene ormai nel 50% dei casi. Società decadente e corrotta.