di Cristina T. Chiochia

Attesa e curiosità per un capolavoro che unisce nord e sud d’Italia

Ci sono poche manifestazioni nella vicina città di Milano che si snodano come appuntamenti fissi  in prossimità delle festività natalizie; grazie ad un pubblico così affezionato come quello che dal 2001, segue la manifestazione. In particolare quando in mostra si ha un’unica opera.  “Un capolavoro per Milano” presso  il Museo Diocesano di Milano , dal 29 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020 e  quest’anno, un piccolo evento. che quasi un avvento nel periodo dell’Avvento dell’opera di Natale si sposta su di un soggetto femminile, sia nell’opera che nell’artista che l’ha realizzata: Artemisia Gentileschi con la sua “Adorazione dei Magi” (catalogo Silvana Editoriale).

Adorazione dei Magi è un’opera di grandi dimensioni che lascia la sua casa, la  Diocesi di Pozzuoli (NA) per cui è stata realizzata tra il 1636 e il 1637.

immagine da Wikipedia

Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, durante la presentazione alla stampa a fine ottobre l’aveva sottolineato, insieme a Roberto DELLA ROCCA , dell’ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pozzuoli (NA)_:  l’Adorazione dei Magi, uno dei dipinti più significativi della carriera di Artemisia, è alla sua “prima” milanese.

Un progetto che ha visto molti attori ed alcuni importanti patrocini come recita il comunicato stampa, tra cui la Diocesi di Pozzuoli e l’Arcidiocesi di Milano, col patrocinio di Regione Lombardia e del Comune di Milano, con il contributo di Crédit Agricole, col sostegno di Rinascente, grazie a Fondazione Cariplo; sostenitori: ISPE, Fondazione Rocca; media partner: IGP Decaux; travel partner: Trenord ed è stato realizzato

nel periodo napoletano di Artemisia Gentileschi, è parte di un ciclo commissionato dal vescovo spagnolo di Pozzuoli Martìn de Lèon y Cardenas dopo il 1631, anno dell’eruzione del Vesuvio che risparmiò la città puteolana; ad Artemisia furono affidate ben tre tele (oltre all’Adorazione dei Magi, i Santi Procolo e Nicea, e San Gennaro nell’anfiteatro) che eseguì fra il 1635 e il 1637, anno della sua partenza per l’Inghilterra. I dipinti di Artemisia si vanno ad aggiungere alle otto altre tele del ciclo, eseguite da Massimo Stanzione, Giovanni Lanfranco, Cesare Fracanzano e altri artisti napoletani”. 

Una tela imponente,dunque con un soggetto sicuramente noto eppure trattato con una dolcezza ed una maternità oltremodo suggestiva attraverso la luce, che tanto ricorda le lezioni di Caravaggio con però effetti di gioco e di ombre quasi tridimensionali.  Dimensioni importanti, circa 310×206 cm, per un capolavoro che fa parte di un ciclo decorativo realizzato appositamente per la cattedrale di Pozzuoli (fra il 1636 e il 1637 si diceva e di cui l’artista realizzò anche altri lavori che, purtroppo, si sono deteriorati a causa dell’incendio del 1964) ed insieme ad un’altra importante commissione, opera pubblica: insieme a quella “Annunciazione” che oggi è a Capodimonte.

Epifania, regalità, magnanimità e dono. Il tutto attraverso la grandezza delle figure dipinte, il senso dell’avvenimento che rappresenta e la luce che emerge dalle ombre. E poi, in tutta la loro bellezza, ci sono i colori. A partire da quelli dei panneggi e lo smaterializzarsi della luce attraverso varie tinte di rosso, il blu ed i giallo, fino al marrone e l’uso sapiente dei contorni, in particolare degli oggetti , per una resa ancor più preziosa.

Quasi come a voler sottolineare le tre età dell’uomo (vecchiaia, gioventù e maturità) nella rappresentazione dei Magi e di San Giuseppe, ecco amplificarsi la posizione della Vergine. Lei, donna, che offre il Dio incarnato agli uomini, in un’atmosfera quasi del tutto femminile, benchè tranne Lei, tutti gli altri soggetti siano di sesso maschile.

Il tutto,con gli sguardi. Un gioco di profondità fusa a prospettiva che creano un’atmosfera di luce, Divina. Interessante inoltre, il percorso emozionale, costruito attorno al capolavoro napoletano della Gentileschi. Tre ambienti distinti, tre modi di entrare in contatto anche con la location originale dell’opera. Un modo per approcciarsi alle imminenti festività del ponte dell’Immacolata con uno sguardo curioso e profondo. Di attesa. E di curiosità per un capolavoro che unisce nord e sud d’Italia.

Cristina T. Chiochia