Giorgia Meloni sale nei consensi. Romana, classe ’72, laureata in lingue, giornalista e politica, l’onorevole bionda, minuta e grintosa piace all’elettorato che guarda a destra. Il suo savoir faire diretto, da donna del popolo, non scevro di cultura; la sua ironia, sagacità, capacità linguistica a forgiare termini tedeschi o francesi che imitino la parlata dei “nemici” (Macron, Merkel). Si pone come”la romana” contro tutti, un Cola di Rienzi rinato, insomma.

E adesso, che in ballo c’è il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), Giorgia Meloni è colei che meglio cavalca l’ala nazionalista dell’Italia, contrapponendo uno Stato Nazionale a un’Europa che guadagnando in unità perde in identità. Non solo, qui si tratta di soldi, di risparmi, dice chiaramente la Meloni. Senza troppi giri, lei va dritto al punto, in medias res: “con i risparmi degli italiani”, grida “si salveranno le banche tedesche”. Un grido d’allarme, il suo, che se da un lato allarma non poco gli italiani, dall’altro mira a screditare il Premier Conte, che avrebbe firmato il decreto senza la fiducia degli altri ministri (ma lui ribadisce “i ministri sapevano”), dall’altro tenta (invano) di riportare Di Maio all’ovile del populismo, via dagli scranni europeisti. “Se Di Maio, come noi, si oppone” dice l’ultimatum di Giorgia “faccia cadere il governo”.

Non solo politica, ma anche ideologia: Giorgia Meloni piace all’elettorato conservatore per il suo orgoglio di valori “tradizionali”. E non si può negare che sia riuscita, anche in questa occasione, a trasformare l’evento romano dello scorso 18 ottobre organizzato da Matteo Salvini che la vedeva esclusa (dal palco erano infatti assenti le bandiere di Fratelli d’Italia), in un’occasione per esserne protagonista: il suo grido, semplice e chiaro “Sono Giorgia, sono una madre e sono cristiana!” ha suscitato ilarità, perplessità e successo (parlatene bene o male, ma parlatene). Lei stessa ha risposto con ironia agli attacchi (alcuni molto violenti) ricevuti. Tre semplici aggettivi che hanno scatenato l’ira dell’opposizione. Dagli atei ai centri sociali. Già, e poi ci sono le Sardine.

Dai centri sociali ai “forconi” a “potere al popolo”, infine alle così dette sardine: gente qualunque, si direbbe, che in migliaia affolla le piazze d’Italia per contrastare la scalata di Salvini e della sua candidata Borgonzoni in Emilia Romagna. Fondati da un 32 enne, Santori, le sardine si radunano ogni sera in una piazza d’Italia diversa, al grido di “Bella Ciao” e di uguaglianza”. Dato che lo scontro tra Sardine e Salvini si sta ormai rivelando bipartisan e senza possibilità di uscita (a nessuno dei due importa il dialogo, fuori catalogo un programma politico nelle prime), c’è chi ipotizza che lo scontro avverrà tra le sardine e la Meloni. Palesemente prevedibile come andrà a finire, tuttavia.

I conservatori sono sempre meno ma in un centro destra traballante e poco unito, forse sarà la Meloni a spiccare come candidata unica. E all’unità è lei stessa a richiamare,