Su questa faccenda, indubbiamente importante, del salario minimo giunge alle redazioni una quantità impressionante di comunicati, prese di posizione, emendamenti e chi più ne ha più ne metta. Si viene sommersi.

Ognuno ha la sua sua soluzione, molti si indignano, ognuno se ne approfitta per attaccare l’altro. La colpa è dei “padroni”, no di ipotetici “assistiti nullafacenti” che non muovono un dito, no della libera circolazione delle persone. Il danno è sotto gli occhi di tutti, il rimedio quasi impossibile da trovare.

Ticinolive attenderà la decisione del Gran Consiglio e poi, in un singolo articolo, riferirà dell’esito, in forma sobria e compatta.

Mara Grisoni, opinionista ed ecologista non del tutto tipica, ci ha scritto una breve lettera.

 

Si discute da anni sull’introduzione di un salario minimo e pare che le cose comincino a muoversi.

Quali sarebbero i vantaggi e chi ne trarrebbe vantaggio?

Beh, il salario minimo porterebbe beneficio a chi è già attualmente impiegato, tra cui 70’000 frontalieri, oppure legittimerebbe i datori di lavoro più avidi ad abbassare gli stipendi.

Tutti abbiamo diritto ad un salario dignitoso, indipendentemente dalla provenienza, ma non dimentichiamo che il problema principale in Ticino non sono i salari ma i disoccupati e le persone a carico dell’assistenza. E sono sempre di più.

Credo che prima di introdurre il salario minimo sia più importante limitare i permessi di lavoro nei settori saturi facendo in modo che i ticinesi siano la prima scelta e non l’ultima.

Una volta occupati loro, allora si che il salario minimo avrebbe un senso garantendo loro la possibilità di contribuire al al benessere di Comuni, Cantone e Stato invece di dover far capo alla disoccupazione o all’assistenza pesando così sulle spalle dei soliti noti, ossia coloro che appartengono al ceto medio.

Forza politici, stupiteci: pensate anche a noi!

Mara Grisoni