La protesta è ormai in atto da più di una settimana. Un paio di giorni fa ho seguito sul canale televisivo francese C8 una trasmissione-dibattito intitolata goliardicamente “Touche pas à mon poste”. Era presente il “Ministro dei Trasporti” che subiva un fuoco di fila di domande e di critiche da parte di cittadini che si lamentavano della riforma delle pensioni che il governo sta attivando.

Il dibattito non era di gran livello: lo stesso ministro ripeteva stancamente alcuni tormentoni tipo “si vive di più quindi bisogna andare in pensione più tardi”. Tra i leader della protesta mi ha colpito un tale che pontificava (citando un “economista” che non ricordo) sul fatto che sarebbe bastata una crescita del 4 per cento annuo del prodotto nazionale lordo affinché l’economia si rimetta in sesto. Francamente questa battuta se la poteva risparmiare.

Il programma televisivo è stato per me comunque molto istruttivo perché esprimeva un malcontento generale di varie categorie della classe media e medio-bassa. C’era anche una poliziotta “mascherata” per non farsi identificare dai suoi superiori. C’erano poi un’ infermiera, un’ insegnante di scuola primaria, un vigile del fuoco.

Il malcontento sembrava tuttavia aver poco a che fare con la riforma pensionistica; quest’ultima costituisce più che altro una sorta di “parafulmine” un po’ come la stigmatizzazione dell’aumento dell’imposta sul carburante da parte dei “gilets jaunes” un anno fa. Gli interventi durante il programma mettevano invece a fuoco vari sintomatici malanni di cui soffre oggi il paese Francia.

1) La poliziotta si lamentava delle auto vetuste, dei commissariati in cui piove dentro. Diceva che in quelle condizioni era molto difficile dare la caccia ai delinquenti. Purtroppo è capitato anche a me di assistere a vani inseguimenti  di spacciatori di droga da parte della polizia.

C’è un fatto che deprime particolarmente: l’ex-presidente Sarkozy che nel 2007 baso’ la campagna per la sua elezione lanciando proclami “law and order”, procedette poi a inopportuni tagli sul personale di polizia. La tutrice dell’ordine d’altro canto deplorava il fatto di essere invece obbligata a sparare “flashball” sui “gilets jaunes” di cui capiva in parte la protesta.

2) L’infermiera tracciava un quadro deprimente del degrado dell’ospedale pubblico; i mezzi finanziari scarseggiano e si opera sempre di più tagli sul personale medico e paramedico. Mi é capitato un paio di volte di trovarmi al pronto soccorso e di trovarvi “la misère du monde” come dicono i francesi.

3) Un’insegnante della “banlieue” si lamentava anch’essa delle condizioni di lavoro difficili prodotte da una disintegrazione sociale e da un nuovo antisemitismo galoppante.

4) Il vigile del fuoco si dichiarava disgustato del fatto che in vari quartieri sensibili, una certa popolazione giovanile (“les jeunes”) attaccava i pompieri come rappresentanti dell’odiato Stato.

Insomma la riforma pensionistica (pur sbandierata dai sindacati)  sembra centrare poco nel malcontento, é solo un catalizzante, la ciliegina sulla torta.

Secondo me la sua attuazione é oggi inevitabile per varie ragioni tra cui non solo quella relativa l’allungamento della speranza di vita. Vi è sempre più una necessità di semplificazione: tutt’oggi esistono vari regimi pensionistici corporativi che non hanno particolare più motivo di persistere del sistema. Ovvio che si debba tenere in adeguato conto le persone che svolgono un lavoro molto duro come per esempio gli operatori dell’edilizia. Pilotare pero’ una metropolitana o essere macchinista di un TGV (alta velocità) non é oggi cosi duro come era “trascinare” un treno a fine ottocento.

Non è inutile riflettere sui fattori che hanno contribuito a una società francese cosi in difficoltà. Intendiamoci, la Francia di oggi esprime degli aspetti interessanti: tantissimi giovani sono molto aperti verso il mondo (contrariamente ai loro genitori più ripiegati su loro paese…). La stragrande maggioranza dei miei studenti per esempio vuole fare tirocinii (“stages”) nei cinque continenti (inclusa l’Oceania e l’America settentrionale e meridionale).

La giovane generazione vuole avere e creare nuove opportunità un po’ in opposizione alla cultura del posto fisso trasmessa dalla generazione precedente. Malgrado questo dinamismo giovanile che produrrà i suoi frutti prima o poi, ci si ritrova ancora molti amministratori pubblici che vivono in un mondo tutto loro.

Risalendo a ritroso nel tempo alcuni vedono nell’origine della deriva attuale il “Sessantotto francese”: é comunque una spiegazione un po’ troppo semplicistica. La protesta sessantottina non va idealizzata ma produsse comunque un’ inevitabile evoluzione di costume e fu partecipe della modernizzazione della società.

Ci fu pero’ un momento in cui le lancette della storia cominciarono a girare in senso antiorario: questo successe nel 1981, anno dell’ascesa alla Presidenza di François Mitterrand e del suo “Parti socialiste” ridotto oggi in briciole da Emmanuel Macron.  Sebbene Mitterrand non fosse stato responsabile di tutti i mali francesi recenti, questi ha contribuito comunque ad accentuarli di parecchio. A cominciare dalla sua politica di immigrazione scriteriata, passando dalle nazionalizzazioni industriali fuori tempo massimo, dall’istituzione della pensione a sessant’anni, fino alla legge sulle 35 ore di lavoro settimanali promulgata durante il Governo del non brillantissimo seguace Lionel Jospin. Anche sul piano puramente tattico-politico Mitterrand favori’ machiavellicamente l’ascesa del “Front National” di Jean-Marie Le Pen per dividere la destra (secondo il motto “divide et impera”).

Nell’ambito socialista della prima ora si salva pero’ Michel Rocard, primo ministro tra il 1988 e il 1991; molti lo ricordano come l'”Helmut Schmidt” francese, in riferimento al brillante cancelliere socialdemocratico tedesco. Mitterrand fece di tutto per oscurare M. Rocard il quale avrebbe potuto modernizzare il paese in modo socialmente armonioso. Rocard verso la fine della sua vita dichiaro’ che Mitterrand non fu “un homme honnête”.

Io sarei ancora meno indulgente: Mitterrand fece una bella carriera durante il regime collaborazionista (con i Nazisti) di Vichy (194O-44). Fu decorato addirittura dal Maresciallo Pétain di un’importante onorificenza di regime: la “Francisque”. Anche François Hollande fu un prodotto di Mitterrand: mi ricordo che quando già vent’anni fa gli si faceva notare il pessimo stato dei veicoli della polizia, reagiva sghignazzando. Il François Hollande presidente (2012-2017) non fu pero’ cosi male, se non altro per la dignità con la quale affronto’ l’emergenza terrorismo.

In sintesi: non ci fosse stata la tristemente ideologica presidenza Mitterrand il paese sarebbe sicuramente in ben migliore salute.  L’attuale presidente Macron si trova con molte gatte da pelare delle quali non ha responsabilità.  Non ultimi vari “lacci e lacciuoli” amministrativi: ne cito uno gustosissimo.  C’è una legge nazionale che stipula l’obbligo per i dipendenti pubblici o privati di fruire di due settimane consecutive di vacanza nel periodo estivo. A me é capito un paio di volte di non rispettare alla lettera questa regola e mi è stata inflitta una (seppur lieve) sanzione. Penso che questo tipo di decisioni amministrative non facciano propriamente piacere  all’attuale inquilino del Palazzo dell’Eliseo.

Francesco Russo

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