L’ex presidente e amministratore delegato di Renault-Nissan Carlos Ghosn è fuggito dal Giappone dove stava attendendo di essere processato.

Libanese nato in Brasile, Ghosn divenne famoso nel 1996 grazie alle abilità imprenditoriali che gli hanno permesso di salvare dal fallimento Renault. Replicò lo stessa strategia con Nissan qualche anno dopo. Da anni viveva in Giappone e nel 2018 fu accusato di aver sottostimato i compensi che riceveva nei report alle autorità di borsa e di aver utilizzato i fondi della società a scopi personali. Fra questi spicca l’affitto del castello di Versailles per il suo matrimonio e per il suo 60esimo compleanno, pagati in entrambi i casi con i soldi dell’azienda.

Frode fiscale e appropriazione indebita sono le gravi accuse che gli sono state rivolte dalle autorità giapponesi. Essere uno dei manager più influenti al mondo non gli ha permesso di sottrarsi a 108 giorni di prigione, scontati in isolamento, in condizioni tutt’altro che agevolate. Uscito dal carcere dietro il pagamento di una cauzione di 9 milioni di dollari, Ghosn ha vissuto negli ultimi mesi una severa libertà vigilata. Stando a quanto riferiscono i media, l’uomo non poteva contattare la moglie, poteva usare internet solo in presenza del suo avvocato, ha dovuto consegnare i propri passaporti e non poteva stare lontano da casa per più di due giorni senza avvertire le autorità.

Proprio per questo, le modalità di fuga del milionario sono ancora misteriose. Stando a quanto si sa finora, l’uomo avrebbe usato il suo jet privato per fuggire in Libano, il paese di origine dove è cresciuto e di cui possiede la cittadinanza. Una volta arrivato a Beirut l’uomo si è stabilito nella sua grande casa in città da dove ha confermato di aver lasciato illegalmente il Giappone, paese dove si è sentito “ostaggio di un sistema giudiziario falsato” dove “dilaga la discriminazione e i diritti umani sono negati”. “Non sono fuggito dalla giustizia ma dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica” ha aggiunto il milionario.

Le autorità libanesi hanno dichiarato che Ghosn è entrato nel proprio paese con una regolare carta di identità libanese e un passaporto francese. Questa versione tuttavia non sembra essere in accordo con quando dichiarato dall’avvocato giapponese Junichiro Hironaka che ha dichiarato di aver ritirato ed essere tutt’ora in possesso di tutti e tre i passaporti dell’uomo: quello francese, quello libanese e quello brasiliano. Prima di giungere nella capitale libanese inoltre, Ghosn sarebbe passato da Istanbul. La Turchia ha infatti già arrestato sette persone accusate di aver favorito il transito di Carlos Ghosn.

L’Interpol ha emesso oggi un mandato di cattura internazionale per l’ex capo del gruppo Renault-Nissan ma il Libano ha già sottolineato che non concede l’estradizione dei propri cittadini. Inoltre, anche il segretario di stato all’economia francese Agnes Pannier-Runacher ha dichiarato che essendo Ghosn un cittadino francese, se dovesse cercare asilo in Francia, non sarebbe estradato.