Foto Wiki commons (sayyed shahab-o-din vajedi)

Il Pentagono ha confermato che il presidente statunitense Donald Trump ha ordinato l’uccisione del generale Qasem Soleimani, principale leader militare della forza islamica iraniana delle guardie rivoluzionarie, in unazione difensiva per proteggere il personale americano all’esteroL’attacco è avvenuto nelle prime ore di venerdì nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad con l’intervento di droni americani che hanno lanciato missili contro alcune vetture che si stavano allontanando dall’aeroporto. Insieme a Soleimani ha perso la vita anche il vice capo delle forze di mobilitazione popolare irachena Abu Mahdi al-Muhandis, e cinque uomini della scorta

“Lo scopo è quello di dissuadere i futuri piani di attacco iraniani”, ha fatto sapere il Pentagono, “Soleimani gestiva operazioni militari iraniane in Iraq e stava attivamente sviluppando piani per attaccare diplomatici e membri americani in Iraq e in tutta la regione”. Il segretario della Difesa Mark Esper aveva dichiarato poche ore prima dell’attacco di avere indicazioni su probabili ostilità da parte di milizie sostenute dall’Iran contro le sedi diplomatiche e strutture militari americane.

La tensione tra Stati Uniti e Iran è salita da quando è stato ucciso, durante un attacco missilistico da parte della milizia sciita Kata’ib Hezbollah il 27 dicembre a Kirkuk, un cittadino americano che svolgeva il suo ruolo di guardia civile di sicurezza nella base aerea irachena. Per ritorsione gli Stati Uniti hanno lanciato una serie di attacchi in Iraq e in Siria contro le strutture sciite del gruppo paramilitare iracheno sostenuto dall’Iran che ha combattuto contro i terroristi dell’Isis uccidendo 25 soldati islamici. Il 31 dicembre centinaia di persone che avevano preso parte al funerale dei 25 combattenti uccisi duranti i raid, si sono allontanati dal corteo funebre dirigendosi all’ambasciata americana di Baghdad per dare alle fiamme alcuni edifici della sede dopo essere riusciti a superare i controlli e gli sbarramenti.

Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha dichiarato che il martirio di Soleimani renderà il paese più forte per resistere all’espansionismo americano e difendere i valori islamici. “Senza dubbio l’Iran e altri paesi in cerca di libertà nella regione si vendicheranno”, ha affermato Rouhani.

Il leader supremo spirituale dell’Iran, Ali Khamenei, ha ordinato tre giorni di lutto nazionale e ha giurato che gli Stati Uniti affronteranno una “durissima vendetta per l’omicidio avvenuto oggi a Baghdad.

Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha dichiarato via Twitter che l’attacco terroristico statunitense che ha mirato l’uccisione del generale Soleimani, uno dei più efficaci combattenti contro l’organizzazione jihadista salafita dell’Isis, contro il fronte armato jihadista al-Nusra e contro il movimento islamista sunnita Al-Qaida, porterà ad una escalation estremamente pericolosa. “Gli Stati Uniti hanno la responsabilità di tutte le conseguenze del suo avventurismo canaglia”, ha detto Javad Zarif.

Gli Stati Uniti e i suoi alleati, Israele e Arabia Saudita, che vedono l’Iran come un irriducibile nemico, si preparano a possibili rappresaglie. Il raid ordinato da Trump equivale ad una dichiarazione di guerra. L’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad ha invitato i cittadini americani a lasciare urgentemente il paese iracheno. Israele ha elevato lo stato di allerta, dove non si esclude una reazione degli Hezbollah dal vicino Libano se dovesse essere confermato un ruolo israeliano nell’uccisione del generale iraniano. Nel quotidiano israeliano Times of Israel di questa mattina, si legge in prima pagina che gli occidentali farebbero bene a lasciare immediatamente paesi come gli Emirati arabi e l’Iraq.

Il 62enne generale Soleimani, nato da una povera famiglia di agricoltori, era uno degli uomini più influenti in Iran, Siria, Libano e Iraq. Aveva una linea diretta con il leader supremo essendo responsabile della politica regionale dell’Iran, ed era talmente famoso che tra gli iraniani veniva discusso some futuro presidente. Attraverso l’unità delle forze speciali delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane, aveva il compito di diffondere l’influenza iraniana all’estero. Dopo l’invasione statunitense del 2003 in Iraq e la rivoluzione siriana, Soleimani ha visto l’opportunità di organizzare forze filo-iraniane che si estendevano dal Libano a ovest fino allo Yemen a Sud.

La continua ascesa degli Hezbollah che controllano il Libano, il sostegno al presidente siriano Bashar al-Assad nella guerra civile in Siria, la resistenza delle milizie sciite Huthi contro le forze saudite nello Yemen e le milizie sciite in Iraq, sono tutti riconducibili a SoleimaniQuando nel 1979 cadde il regime repressivo dello scià Mohammed Reza Pahlavi, il generale iraniano era impegnato nel governo religioso dell’Ayatollah Khomeini e si congiunse con le Guardie rivoluzionarie per impedire un colpo di stato contro la neo dichiarata Repubblica islamica.

La sua morte lascia l’Iraq e la regione sull’orlo di una nuova impennata di violenza con contromosse davvero difficili da prevedere. Un anno prima, Soleimani aveva avvertito Donald Trump che le milizie irachene gli erano più vicine di quello che pensasse. “Inizierai la guerra ma la finiremo noi”, disse Soleimani.

Gli americani hanno basi e schieramenti di truppe molto vicino all’Iran che potrebbero diventare degli obiettivi, anche se l’Iran potrebbe scegliere forse di colpire interessi economici statunitensi per interrompere le spedizioni nel Golfo Persico e nello Stretto di Hormuz, e la produzione di petrolio in Arabia Saudita come già fatto in precedenza. Uno spaventoso nuovo capitolo si potrebbe aprire in Medio Oriente. Una storia di maggiore incertezza e paura.

Un veterano dell’Afghanistan e dell’Iraq in pensione, il tenente colonnello Daniel Davis, ha avvertito: “Se quest’atto scatenerà una guerra, non ci gioverà assolutamente. Sarà catastrofico per tutti”.