“Nel dibattito politico capita che parole e concetti positivi assumano connotazioni del tutto negative. Nel nostro Paese è successo al termine Europa. Per non poche persone l’Europa è oggi quanto di peggio si possa immaginare. Il nome è automaticamente associato a un centro di potere lontano dal cittadino, caratterizzato da istituzioni debolmente democratiche (che non rispettano la sovranità dei Paesi europei) e occupato da una burocrazia ottusa e prevaricatrice, che non fa gli interessi dei popoli ma quelli delle solite élite e del classico establishment.

È evidente che questa immagine negativa è quella dell’Unione europea e non dell’Europa. (… …)”

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Incipit dell’editoriale di Fabio Pontiggia sul Corriere del 2 gennaio.

Nel nostro Paese, in particolare, questa cattiva immagine è dovuta al fatto che l’Unione europea è vista come ostile alla Svizzera, che resta “fuori” accampando (agli occhi dell’UE) pretese di privilegi.

Il fronte politico europeista svizzero, certamente importante, è divenuto per così dire sotterraneo, poiché i partiti dissimulano la loro reale opinione (ed intenzione) per il timore di perdere voti.