Alle 11.00 non c’era ancora in giro nessuno. Aspettiamo. Alle 11.11 arrivano, in piccolo gruppo, tranquilli, composti, con qualche striscione. Socialisti, verdi, comunisti.

Ce l’hanno fatta, hanno raccolto 3838 firme. “Non è stata una passeggiata” mi dice Raoul Ghisletta. “Il numero effettivo sarà un po’ più basso, perché ci sarà qualche doppione o qualche firma non valida. 3000 firme è un’esigenza molto alta”.

Abbiamo approfittato dell’occasione per scambiare qualche battuta con Ghisletta. Poiché non si tratta minimamente di “segreti di stato” ci sentiamo autorizzati a riferirne.

“Qual è la sua previsione sull’esito del voto?”

“I fautori dell’aeroporto a ogni costo potrebbero anche farcela. Lo vedo come un ultimo tentativo per allungare i tempi, alla fin fine destinato a fallire”.

“Possono vincere, veramente?”

“Beh, non è sicuro. Ho raccolto molte firme e ho parlato con moltissimi cittadini. Tenga presente che ci sono delle persone che dicono: Lugano deve avere l’aeroporto (con voli di linea) perché sennò è una città di serie B.”

“E il referendum cantonale?”

“Quello è segnato. I referendisti vincono”.

“Ma allora? Se il contributo del Cantone svanisce, mancheranno vari milioni”.

“In tal caso, se il municipio (in concreto: la Lega, ndR) vince, dovrà presentare un nuovo messaggio, con esigenze più modeste.”

“Quali saranno i fattori determinanti per la vittoria a Lugano?”

“Gli argomenti portati in campagna elettorale, il realismo, la razionalità. Parlo per il nostro campo. In ogni caso sarà un valido esercizio di democrazia diretta.”

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La nostra personale opinione è che l’esito della votazione sia aperto. Potrebbe vincere il Sì come il No. Molto dipenderà dall’abilità e dalla tenacia dei contendenti.

Il braccio di ferro su Lugano Airport si intreccerà fatalmente con le Comunali 2020. Ma si voterà dopo il 5 aprile; forse a maggio.