Era una sala magnifica, sede di balli, cerimonie, visite di autorità. Sorge, oggi come allora, di fronte al Duomo, ed è la sala più grande di Palazzo Reale. Ma oggi, a differenza di allora più nulla resta dell’antico splendore. Ricostruiamone insieme la (triste) storia.

La Sala degli Specchi, questo l’antico nome, si estende nell’ala di Palazzo Reale che sorge esattamente di fronte al lato nord del Duomo. Era stata realizzata tra il 1774 e il 1778 da Giuseppe Piermarini, Giocondo Arbertolli e dagli scultori Gaetano Callani e Giuseppe Franchi. Pare superfluo decantarne la bellezza. Fortunatamente ne esiste un documento pittorico, che ritrae un ballo di stato tenutosi nel 1875.

I festeggiamenti per il ricevimento dell’Imperatore Guglielmo I di Germania tenutisi nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano il 17 ottobre 1875. – foto di Wikipedia

Il soffitto, a volta, era affrescato dalle opere di Appiani, Knoller e Traballesi, attorniate dagli stucchi dell’Albertolli e del Tazzini.

Nel 1919 il re d’Italia Vittorio Emanuele III accolse il presidente degli Stati Uniti d’America Wilson. Questa fu l’ultima visita ufficiale tenutasi a Palazzo Reale, che da proprietà dei Savoia, lo stesso anno divenne proprietà dello stato d’Italia.

Rara fotografia della Sala delle Cariatidi prima dell’incendio (da Wikipedia)

La storia della Sala degli Specchi, resta intaccata sino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’armistizio, infatti, Milano fu una delle città che più ebbe a soffrire per i bombardamenti anglo americani. Nel 1943 una sola bomba colpì l’ala est dell’edificio, estendendosi però, a causa di spostamenti d’aria, anche ai sottotetti di tutte le sale. Così anche il sottotetto della Sala degli Specchi prese fuoco e la sua combustione causò il crollo della volta sottostante. Il soffitto si frantumò, crollando sul pavimento di marmo e distruggendolo.

La Sala degli Specchi rimase così scoperchiata, mentre l’incendio, non placatosi, intaccò gli stucchi, causandone la combustione. I dipinti dell’Appiani furono distrutti dal fuoco. Il fuoco bruciò il gesso delle cariatidi, decapitandole. Fu così che esse divennero le vere protagoniste, o meglio le principali vittime della distruzione di quella splendida sala, che da esse, dal quel momento in avanti, prese il nome.

La Sala delle Cariatidi rimase così scoperchiata sino al 1947. Quattro anni di abbandono, all’addiaccio, senza tetto. In quell’anno, a guerra finita, si decise di ricostruire il soffitto e il pavimento (quest’ultimo, però, fragilissimo, viene sempre coperto durante le mostre da pannelli). La sala fu però lasciata così come il fuoco l’aveva distrutta, a memoria delle generazioni future.

Nonostante si possiede ampia documentazione sugli stucchi e la balconata che divideva i due piani, la sala venne lasciata al suo triste ultimo atto.

Nel 1953 Picasso la elesse a scelta simbolica per l’esposizione della sua Guernica.

Solo dal 2000 la sala fu ripulita dalle anneriture provocate dall’esplosione e dall’incendio, e dei bozzetti a disegno furono posti sul soffitto, precedentemente bianco, per dare l’idea di come doveva essere affrescato.

La Sala delle Cariatidi oggi: