Gli esperti temono che il potente virus della famiglia dei Coronaviridae, emerso per la prima volta in un mercato del pesce nella città cinese di Wuhan alla fine di dicembre, possa diffondersi su tutto il pianeta da persona a persona.

La commissione sanitaria nazionale cinese ha affermato che il virus passa principalmente attraverso il tratto respiratorio. È un mutante e non è stato mai incontrato prima. Appartiene alla stessa famiglia che diede origine alla SARS, sindrome acuta respiratoria grave, una inconsueta malattia simile alla polmonite apparsa per la prima volta alla fine del 2002 nella provincia cinese del Guangdong che generò la morte di circa 800 persone infette.

Ad oggi sono 17 le vittime avvenute nella provincia di Hubei, che ospita la città di Wuhan, e 440 i casi riconosciuti dalle autorità cinesi. Triplicato il numero delle infezioni dell’ultima settimana in 13 provincie cinesi con conferme anche al di fuori della Cina. Coloro che si sono ammalati hanno accusato tosse, febbre e difficoltà respiratorie. Poiché si tratta di polmonite virale, gli antibiotici sono inutili e il recupero dipende dalla forza del proprio sistema immunitario.

A causa del grande volume dei viaggi aerei internazionali, esiste la possibilità che emergano casi di contagio. Forti timori per i milioni di cinesi che viaggeranno dal 24 gennaio per una settimana in occasione del Capodanno che celebra appunto il nuovo anno lunare secondo il calendario cinese. A tal proposito il governo locale di Wuhan ha annullato le attività pubbliche durante le vacanze che l’anno precedente avevano attirato oltre 700 mila turisti. Il sindaco Zhou Xianwang ha esortato i residenti di Wuhan a non lasciare la città e i visitatori ad evitarla in modo da ridurre il rischio della diffusione. Le autorità possono mettere in quarantena i pazienti e possono bloccare le aree interessate in quanto il virus è trattato come una malattia di classe A.

Il virus è stato confermato anche negli Stati Uniti, Thailandia, Corea del Sud che sta valutando se chiudere i confini, Taiwan e Giappone. Un primo caso anche ad Hong Kong dove un paziente, che era arrivato da Wuhan con un treno ad alta velocità, si trova ora in ospedale in isolamento. La compagnia aerea hongkonghese Cathay Pacific ha dichiarato che consentirà all’equipaggio di cabina di indossare le maschere chirurgiche dopo che il sindacato degli assistenti era stato inondato da messaggi preoccupati.

L’Ente Ospedaliero Cantonale sta allestendo un protocollo di emergenza per una diagnosi di eventuali casi in Ticino, simile a quella già adottata ai tempi della SARS. A Bellinzona si sta lavorando anche per isolare gli anticorpi del virus al fine di produrre un farmaco.

Questa volta non c’è spazio per un insabbiamento dell’infezione come le autorità cinesi fecero minimizzando i casi della SARS nel 2002 lasciando che il virus si diffondesse senza controllo in 37 paesi infettando oltre 8 mila persone e causando il panico globale. Le peggiori paure di una epidemia virale sono rimaste anche se non è ancora chiaro se il coronavirus emerso a Wuhan sia altrettanto pericoloso. C’è comunque bisogno di una risposta di emergenza prima che la minaccia del nuovo virus vada avanti. L’istinto dei funzionari cinesi è quello di sminuire la gravità delle cattive notizie o addirittura di coprirle invece di prepararsi al peggio. Il presidente cinese Xi Jinping, ha avvertito i responsabili di severe sanzioni in caso di mancata informazione tempestiva di un focolaio per dare spazio a misure di prevenzione e ad una maggiore trasparenza.