President Donald Trump and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu shake hands during their joint press conference, Wednesday, Feb. 15, 2017, in the East Room of the White House in Washington, D.C. (Official White House Photo by Leslie N. Emory)

Il presidente americano Donald Trump ha presentato ieri una proposta di pace per risolvere la pluriennale crisi fra Israele e Plalestina. Già preannunciato quattro anni fa, il piano, secondo Trump, era destinato a rivoluzionare la più problematica crisi territoriale al mondo ma ora che è stato divulgato “l’accordo del secolo” non sembra essere la soluzione finale.

Il piano vede una Gerusalemme capitale “unita” dello Stato di Israele e prevede anche la creazione di uno stato della Palestina che avrà a sua volta come capitale un’area limitata di Gerusalemme est. Ai Palestinesi inoltre saranno garantiti 50 miliardi di dollari di investimenti, da parte degli USA e dei paesi alleati. Secondo gli esperti il piano sembra essere un po’ troppo sbilanciato a favore di Israele, privo di dettagli pratici e poco chiaro su quali siano i reali vantaggi per il popolo palestinese. Stando alle parole del presidente Trump il nuovo Stato sarebbe indipendente e raddoppierebbe il territorio palestinese. Inoltre, promette il tycoon, nella capitale sarà aperta un’ambasciata americana, ma solo a patto che ci sia da parte della Palestina un “rifiuto chiaro del terrorismo”. Poco dopo la conferenza Trump ha diffuso via Twitter una mappa del futuro Stato della Palestina. Ha inoltre commentato: “Voglio che questo accordo sia vantaggioso anche per i palestinesi, è un’opportunità storica per loro per raggiungere uno Stato indipendente. E’ l’ultima occasione che hanno dopo 70 anni”.

Tra il pubblico erano presenti gli ambasciatori di Oman, Emirati Arabi e Bahrein, fatto indicatore di una buona predisposizione del mondo arabo verso la nuova proposta. Tuttavia i diretti interessati non sembrano aver gradito il piano di pace e infatti nessun rappresentante palestinese era presente alla conferenza. Il piano è stato rifiutato prontamente dai negoziatori palestinesi che hanno fatto sapere che non prenderanno nemmeno in considerazione la proposta. “Gerusalemme non è in vendita” ha ribadito il presidente Abu Mazen.

Non è stata una sorpresa il fatto che il presidente Trump abbia favorito Israele nella stesura dell’accordo. Da molto tempo i rapporti tra Usa e il primo ministro Netanyahu si sono rinsaldati. Negli ultimi tempi infatti gli Stati Uniti hanno riconosciuto come legali le colonie israeliane in Cisgiordania e hanno spostato l’ambasciata da Tel Aviv alla contesa Gerusalemme.

La proposta presentata ieri prevede l’annessione a Israele tutte le colonie e buona parte dell’Area C che secondo gli accordi del 1993 spettava alla Paelestina ma che di fatto è sempre rimasta in mano a Israele. Inoltre, tutte le zone sacre di Gerusalemme rimarrebbero anche esse parte della capitale dello Stato israeliano. In cambio ai Palestinesi verrebbe concessa la possibilità di collegare con un tunnel la Cisgiordania alla Striscia di Gaza e sarebbe loro garantito anche un territorio nei pressi dell’Egitto.
Secondo il capo della delegazione palestinese in Gran Bretagna, Husam Zomlot, non si tratta di un accordo di pace, bensì di una soluzione del tutto paragonabile a quella adottata dal regime sudafricano durante l’apartheid.