I contrari dell’iniziativa sollevano obiezioni infondate, incoerenti ed ideologiche

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Ricordiamo che Ticinolive sostiene l’iniziativa, ma non ha alcun problema ad ospitare articoli di opinione contraria.

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Sull’iniziativa popolare cantonale sulla legittima difesa, promossa da Giorgio Ghiringhelli, si è ormai detto di tutto e di più e i cittadini avranno certamente avuto modo di prendere atto che la proposta sulla quale siamo chiamati ad esprimerci il prossimo 9 febbraio è assolutamente limitata e circoscritta. Essa non tocca infatti in alcun modo il principio stesso della legittima difesa, il suo eventuale eccesso e quanto al riguardo è regolato da codici e da leggi modificabili solo in ambito federale. A titolo personale, che non coinvolge assolutamente il comitato promotore dell’iniziativa di cui faccio parte, sono favorevole ad una modifica della legge federale che ribalti l’onore della prova, che non dovrebbe più essere, a parer mio, a carico dell’aggredito, bensì a carico dell’aggressore. Ma questa è un’altra storia, che non c’entra con l’iniziativa in votazione nei prossimi giorni.

Modifiche limitate

Stiamo dunque parlando di modifiche molto contenute di una legge cantonale. Lo dico e lo ripeto, perché, purtroppo, v’è stato ancora chi nei dibattiti e negli scritti sul tema ha sproloquiato strumentalmente a dismisura, asserendo che questa iniziativa, che ha raccolto la bellezza di 9’248 firme, inciti all’uso indiscriminato delle armi, paventando addirittura scenari da giustizia “fai da te”, da “Far West” e altre incredibili e assurde scemenze.

Una questione di principio

Chi ha letto il testo dell’iniziativa sa perfettamente che essa verte essenzialmente su una questione di principio e cioè che chi è costretto a difendere se stesso e altre persone vicine (in primis i propri cari) da un’aggressione (magari in casa propria), venendo poi assolto in sede giudiziaria (e questo va sottolineato tre volte) dall’accusa di eccesso di legittima difesa, non debba anche sopportare i costi dell’intera procedura legale qualora, anziché optare per un difensore d’ufficio, decida di farsi difendere da un legale di fiducia.

Sappiamo bene che i casi di procedimenti inerenti all’eccesso di legittima difesa sono fortunatamente contenuti nel nostro Cantone, questo però non ci esime dal prendere misure tempestive, in un contesto sociale che, accanto ad un diminuito numero di furti con scasso e di rapine, emerge una palese tendenza all’accresciuta ferocia contro le persone.

In sprezzo del ridicolo

Queste cose le abbiamo ripetute all’inverosimile e allora fa un certo effetto vedere, sentire e leggere i politici contrari all’iniziativa sostenere posizioni per lo più ideologiche e partitiche, snobbando spudoratamente il ruolo e la sofferenza delle vittime di aggressione e avanzando addirittura presunte disparità di trattamento all’interno di casistiche profondamente diverse fra loro (come ha anche rilevato il consulente giuridico del Parlamento). Per non parlare della ridicolaggine di chi vorrebbe ora asserire la non conformità con le leggi federali e l’irricevibilità dell’iniziativa, dopo averne votato la ricevibilità in Gran Consiglio. Suvvia, un po’ di dignità signore e signori del Gran Consiglio!

Che tristezza!

Nei due recenti dibattiti televisivi su Teleticino e sulla RSI (LA 2) sull’oggetto in votazione, più che le ben conosciute motivazioni degli uni e degli altri, mi hanno colpito l’indifferenza, la freddezza e il distacco nei confronti delle vittime di aggressione assunti dagli ingessati (non solo politicamente) contrari all’iniziativa, i quali, con i loro rigidi cliché, non hanno speso una parola, né espresso un sentimento di umanità e di solidarietà nei confronti del dramma e della profonda ingiustizia che vivono le persone aggredite. Che tristezza!

La polizia non è ubiqua

Da chi esortava ad aspettare al’arrivo della polizia in caso di aggressione in casa propria, a chi reiterava il divieto assoluto di rispondere alle aggressioni di moto proprio e via discorrendo, i contrari all’iniziativa non hanno fatto una gran bella figura. Per costoro, il povero Cristo che, costretto a difendere se stesso e la propria famiglia, sotto magari la minaccia di un’arma da fuoco o di un coltello, reagisce per preservare l’incolumità sua e dei suoi cari appare quasi un mezzo delinquente. Per lor signori, l’aggressore deve sempre e comunque essere tutelato, l’aggredito invece no.

Lo Stato, in questo caso il Cantone, ha il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini, ma dovremmo essere ben coscienti che la nostra polizia, pur svolgendo al meglio un’importante funzione, non può essere sempre presente nel momento in cui viene commesso un reato. Per i miracoli non è ancora attrezzata e per beneficiare del dono dell’ubiquità ci vorrà ancora del tempo. Nel frattempo, votiamo a favore di un atto di giustizia verso vittime innocenti, che la politica da troppo tempo snobba e volutamente dimentica.

IRIS CANONICA

Pubblicato nel Mattino e riproposto con il consenso dell’Autrice