Riccardo Pasqualin, autore de il Leone di Lonato, saggio storico sulla figura del letterato Vittorio Barzoni, si racconta a Ticinolive. 

Dottor Pasqualin, come ha “scoperto” la figura di Vittorio Barzoni e da quando si è appassionato ad essa?

Riccardo Pasqualin, dottore con Lode in Lettere Moderne a Padova, ha pubblicato diversi saggi in varie riviste di storia, e negli ultimi anni ha organizzato alcune conferenze presso il Museo Storico della Terza Armata di Padova.

La prima volta in cui mi sono imbattuto nel nome di Vittorio Barzoni è stato durante gli anni dell’università, leggendo “Le Confessioni dun italiano” di Ippolito Nievo. Era il 2012 e mi trovavo nel Salento per una semplice vacanza. Circondato da una cornice così piacevole, mi sono immerso completamente nella lettura e tra i personaggi che popolano quel meraviglioso romanzo storico ho riconosciuto molte figure di uomini realmente esistiti. Uno, però, non lo conoscevo: il lonatese Vittorio Barzoni, il quale nel testo è presentato come l’unico intellettuale che cercò di opporsi a Napoleone e questo aspetto mi ha subito colpito.

Il mio lavoro è nato innanzitutto come una ricerca della realtà storica partendo dalla finzione letteraria. Tuttavia devo dire che Nievo mi ha stupito, nel suo testo ha accennato alla rivalità tra Barzoni e Foscolo che è un argomento che gli storici hanno messo in luce adeguatamente solo parecchi anni più tardi. Nievo potrebbe aver conosciuto queste vicende leggendo la biografia di Barzoni scritta da Lorenzo Ercoliani (1806-1866), ma francamente ne dubito, poiché quell’opera ebbe una circolazione piuttosto ridotta. Ritengo sia assai più credibile che lo scrittore ne abbia avuto notizia da suo nonno materno, il patrizio Carlo Marin (1773-1852), che fu testimone oculare della “doppia caduta” di Venezia. Mi sembra una tesi molto affascinante. Purtroppo, però, non mi risulta che oggi esista un’edizione critica delle “Confessioni dun Italiano” fornita di note che mettano adeguatamente in luce la biografia di Barzoni, ma è un discorso che vale anche per altri personaggi del testo.

Le notizie che ha accuratamente riportato nel suo saggio storico, sono certamente frutto di un accurato lavoro di fatica e passione, quanto tempo ha impiegato a raccoglierle tutte?

Il saggio storico di Riccardo Pasqualin

Ho iniziato a raccogliere delle notizie su Barzoni e a dedicarmi alla lettura delle sue opere sin dal 2012, negli spazi di tempo che riuscivo a ritagliarmi tra un esame e l’altro. A Padova, nell’estate del 2015, si tenne poi una mostra dedicata a “Napoleone e la fine della Repubblica di Venezia”, organizzata dall’Associazione Identità Europea, e questo mi portò per la prima volta a pensare alla stesura di un saggio.

Il mio libro avrebbe dovuto vedere la luce nel 2016, ma poi mi sono reso contro di aver trovato dei testi di Barzoni a cui nessuno studioso aveva mai accennato, così ho scelto di ripartire da zero ed è stata una buona decisione, perché ho potuto presentare delle ricerche nuove che mostrano degli aspetti realmente inediti riguardo l’argomento trattato. Il libro “Il Leone di Lonato” raccoglie due saggi che ho pubblicato in alcune riviste tra il 2017 e il 2018 e altri due saggi nuovi. Posso dire che è stato un percorso che mi ha insegnato tanto e mi ha dato molte soddisfazioni.

Ad oggi non è facile risalire alle opere di artisti “minori” o comunque non rientranti nel “canone scolastico”, mentre il Suo saggio riporta, nella seconda parte, un’accurata analisi delle opere letterarie del Barzoni. Come le ha trovate?

Per le mie ricerche mi sono basato sulle pubblicazioni degli studiosi che mi hanno preceduto, i libri di Barzoni li ho rintracciati tramite i cataloghi delle biblioteche. Tre suoi “testi minori”, invece, erano apparsi in dei giornali e in delle riviste ottocentesche ed erano stati completamente dimenticati dai suoi biografi. Io li ho rinvenuti per caso e sto ancora continuando le mie indagini. Credo sia molto probabile che ci sia altro materiale.

Oggi la tecnologia ci fornisce degli strumenti incredibili per conoscere le opere di tanti scrittori dimenticati, basta avere un metodo rigoroso. Alla ricerca classica, tramite archivi e biblioteche, da diversi anni, si è aggiunta la possibilità di consultare cataloghi, libri e archivi completamente digitalizzati. Certo è che non si può arrivare ai “minori” senza un’adeguata conoscenza dei maggiori.

A parer Suo, il Barzoni dovrebbe essere studiato nelle scuole, perché?

Onestamente non credo che Barzoni possa essere inserito nei programmi di studio nazionali, sarebbe eccessivo. La sua vita e le sue opere sono un argomento troppo specifico per essere affrontato a scuola, ossia in un contesto in cui gli studenti necessitano di una formazione di base.

Comunque sono un acceso sostenitore dell’insegnamento della Storia locale nelle scuole. Ritengo molto importante che agli studenti siano tenute delle lezioni sulla Storia della loro città, ovviamente ricollegata e inserita nel più ampio contesto della Storia nazionale, continentale e mondiale – è bene ribadirlo con decisione.

Ecco, in questo ambito locale, ad esempio, sarebbe giusto che agli studenti di Lonato venisse insegnato chi è stato Vittorio Barzoni. Questo sarebbe fattibile.

Barzoni (ai suoi tempi) è stato un polemista conosciuto a livello europeo, è stato in contatto con personalità come quelle di Lord Byron, Samuel Taylor Coleridge e William Wordsworth, è una figura che collega perfettamente la Storia municipale di Lonato, la Storia italiana e la Storia europea, penso che sarebbe un bello spunto per una lezione.

Su questo però c’è ancora molto da fare; oggi, la maggior parte degli studenti italiani non ha familiarità né con la Storia, né con gli scrittori della propria città.

Cosa raccoglie, giunto al traguardo della pubblicazione di questo suo libro?

I momenti emozionanti – fino ad adesso – sono stati parecchi, ne citerò due. Mentre stavo ancora revisionando le bozze del testo mi è stato chiesto di pubblicare una traduzione in lingua inglese del terzo saggio raccolto nel libro. Ma soprattutto, una volta pubblicato il libro, ho potuto presentarlo nel paese natale di Barzoni, accolto con calore dalla ProLoco di Lonato e dalla cittadinanza. Ovviamente, per le ricerche, ero già stato diverse volte nella cittadina gardesana, ma tornarci in veste di relatore è stata davvero una grande gioia.

Quali altri progetti letterari ha in serbo?

Non parlo prima del tempo, ma continuerò lo studio dei pensatori reazionari, controrivoluzionari e legittimisti vissuti tra il Settecento e l’Ottocento, questo è l’ambito di studio che prediligo.

Poeta, saggista e storico. Come definirebbe la sua personalità?

No, non sono un poeta. Ho scritto solo quattro poesiole, qualche anno fa (nel 2018 le ho pubblicate in un breve opuscolo: “Versi Selvaggi”). La mia passione è la Storia. Mi considero una persona curiosa, ho tanta voglia di conoscere e di studiare.

Perché, a parer Suo, il Barzoni è una personalità così degna di nota?

Barzoni fa parte di quel gruppo di scrittori di “area veneta” che alla caduta della Serenissima ebbero il coraggio di opporsi a Napoleone Bonaparte. Non è stato l’unico, ma sicuramente il suo profilo spicca tra tanti altri per il grande numero di opere pubblicate; inoltre egli è stato – contemporaneamente – un reazionario (ossia un pensatore cattolico, difensore dei governi tradizionali, avverso agli ideali della rivoluzione francese) e il teorizzatore di un’unione italiana, o meglio della creazione di un impero italiano. Nei suoi testi parlò di «Veneta Nazione», ma anche di «Sacra Italia». La produzione barzoniana è occupata quasi interamente da opere di carattere storico o politico, però Barzoni fu anche autore di un testo teatrale e di alcune novelle, e questi pochi scritti sono di carattere romantico. Nell’Ottocento, il gesuita Antonio Bresciani (1798-1862) riteneva che il reazionarismo stesse al classicismo come il liberalismo al romanticismo, invece Barzoni fu un reazionario che provò ad avvicinarsi al romanticismo. Barzoni è un ibrido, ha ancora molto da raccontarci e nei prossimi anni mi soffermerò ancora sulla sua figura.

 

Intervista a cura di Chantal Fantuzzi