13 febbraio 2014. L’aereo da Parigi mi portò Spassky. Un ricordo

Foto Wiki commons (Hans van Dijk / Anefo) Spassky e Karpov

Di questi tempi si parla molto di Silvio Tarchini, importante imprenditore ticinese che si è trovato sotto il fuoco delle critiche per certe sue dichiarazioni legate al Fox Town (ma bene ha fatto a ricevere e ad ascoltare i giovani UDC, latori di una proposta utile e ben pensata, alla quale auguriamo il successo).

Adesso torna in scena “Lugano Airport” (secondo me il pretenzioso nome inglese gli porta male), tema sul quale sono stati scritti una montagna di articoli, per lo più inconcludenti, per non dire fantasiosi.

Ricordo – è dolce e malinconico ricordare – quando mi recai per la prima volta ad Agno per accogliere un passeggero sbarcato da un volo di linea. Erano i primi di marzo del 1982 ed arrivava Boris Spassky, da Parigi, accompagnato dalla sua (seconda) moglie francese, Marina. Il grande campione giungeva nella nostra città con un volo Crossair per disputare l’Open Scacchistico Internazionale.

Avrei forse dovuto comandare una limousine, ma mi costava troppo, e allora ci andai da solo con la mia macchina e li portai a Villa Castagnola, l’hotel che avevano scelto. Eravamo ancora tutti davanti all’aereo che sopraggiunse trafelato Ely Riva, che ci scattò una foto e la pubblicò sul Giornale del Popolo.

Spassky intascò un bell’onorario ma non vinse il torneo, perché fu battuto dal grande Korchnoi.

Ero così fiero del piccolo aeroporto della mia modesta città e questa triste decadenza mi fa male al cuore.