Luca Ariano, poeta di Parma che ha pubblicato cinque raccolte di poesie, vincendo numerosi e prestigiosi premi letterari nazionali, si racconta oggi a Ticinolive.ch. 

Luca Ariano quando e come nasce il suo desiderio di fare poesia?

Nato nel ’79 a Mortara (PV), vive tra parma e Vigevano, maturità classica, laureato in Beni Culturali, dal 1999 al 2019 ha pubblicato cinque raccolte di poesie, vincendo numerosi e prestigiosi premi letterari nazionali.

Ho iniziato a scrivere poesie tra i quattordici e i quindici anni, quindi da adolescente e da allora non mi sono più fermato. Ho iniziato, come tanti, scrivendo poesie d’amore o di turbamenti esistenziali, poi, crescendo, maturando e ampliando il mio bagaglio culturale e di letture ho iniziato a guardarmi attorno e a scrivere anche riguardo ad altre tematiche. Talvolta in me scaturiscono versi o qualche cosa di simile per cui prima o poi sento la necessità di dover scrivere per liberare la mente: immagini che si sovrappongono e vengono da sole senza che sia io a cercarle.

Come nasce la Sua carriera poetica, le Sue pubblicazioni? Ci racconti.

Non esiste per me una carriera poetica. Non ho mai scritto o letto poesie pensando che ci potesse o dovesse essere una carriera. Diffido sempre dei poeti che vedono la poesia come una carriera. Ho sempre scritto – come detto prima – quando ne sentivo la necessità. Ho deciso verso i vent’anni di confrontarmi con il mondo poetico che stava attorno a me. Ho iniziato a frequentare Festival, presentazioni, a mettermi in contatto con poeti, riviste e da lì, un passo per volta, ho allacciato tante amicizie e conoscenze. Il confronto – oltre che la lettura – sono il sale della poesia. Per me sarebbe impensabile poetare senza potermi confrontare con altri poeti amici, scambiare opinioni, consigli, pareri. Ho iniziato a pubblicare nel 1999 presso Cardano e da allora non mi sono più fermato, non certo perché ambissi ad una carriera, ma ad un percorso di crescita poetica ed umana che si può fare solo mettendosi in gioco, sapendo ascoltare gli altri e con estrema umiltà verso la Poesia e la Letteratura.

Nelle sue poesie intreccia un italiano colto, il dialetto parmigiano, l’inglese. Come mai questa scelta (di successo e d’impatto)?

Più che una scelta mi è venuto naturale scrivere in questa maniera cercando di mettere in risalto le varie voci e le varie lingue. Non esiste una sola lingua in poesia, ma anche nel mondo di oggi. Siamo sommersi da tanti linguaggi e mi è venuto spontaneo, una volta preso atto, cercare di metterli nei miei versi, ora in maniera ironica, ora come denuncia o come afflato lirico.

C’è un poeta particolare cui si ispira oppure il Suo è uno stile personalissimo?

Non so se il mio sia uno stile personalissimo, non è compito mio definirlo, ma della critica. Sicuramente sono tanti i poeti che mi hanno ispirato o che io considero maestri: Giorgio Caproni, Giovanni Raboni, Pier Paolo Pasolini, Pier Luigi Bacchini, Attilio Bertolucci, Elio Pagliarani (in particolare ne La ragazza Carla), Giovanni Giudici, Gozzano e i Crepuscolari, ma anche poeti considerati ermetici come Alfonso Gatto e Leonardo Sinisgalli. Ho letto tantissimi poeti e ognuno di loro ha lasciato in me qualche traccia. Poi ho cercato di elaborare un mio stile e una mia poetica. Non so se originale, non spetta a me dirlo.

Cosa canta nelle sue poesie, a parer Suo?

Nelle mie poesie descrivo il mondo che mi circonda, la realtà che vivo, quello che sento, che mi indigna o mi stupisce. Ci sono sia il mio vissuto che quello altrui e storico. Tante sono le influenze oltre che della Poesia e della Letteratura, del Cinema, dell’Arte e della Musica. In questo credo di essere, nel bene e nel male, uomo del mio tempo. La Storia è una componente fondamentale del mio scrivere e del mio riflettere.

Come definirebbe la Sua poesia?

Poesia legata alla realtà, civile nel senso etimologico del termine, da civis. Poi, come ho detto sono tanti i temi che tratto e le influenze.

Quali progetti poetici per il futuro?

Una nuova raccolta in autunno che si chiamerà “La memoria dei senza nome”, titolo tratto da Walter Benjamin. Usciranno poi mie poesie su un paio di antologie e di riviste. Farò molte presentazioni a Parma e in giro per l’Italia. Sarà un anno molto intenso.

Parma 2020, Città della Cultura. Ci racconti come andrà e che cosa farà.

Per Parma sarà un anno con tanti eventi. Non partecipo direttamente al programma ufficiale di Parma 2020, ma organizzerò anche con altri amici poeti vari eventi di poesia a Parma e provincia. Il compito principale che ho da sempre e che proseguirà anche quest’anno, sarà quello di valorizzare alcuni poeti dimenticati di Parma, di far conoscere poeti parmigiani a Parma, ma anche di portare in questa città tanti poeti nazionali, sempre in quell’ottica di scambio che citavo prima.