Un pensiero di postrelativo
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Ieri sono incappato in uno dei tanti «talk show trendy» con la presenza di due o perfino tre addetti… all’economia. Ebbene davanti alla (vera/presunta) carenza – alle nostre latitudini continentali – di materiale medico oggi necessario anche in strutture ospedaliere metropolitane e/ma prodotto in Contrade Estremo Orientali…CEO, eccoli (gli economisti) a dire con enfasi meno cattedratica… che forse… magari… sarebbe stato meglio… non delocalizzare tutta la produzione “strategica” occidentale nei Paesi dalla manodopera… gratuita. Se non fosse drammatico sarebbe perfino comico.

Qualche impavido presente sussurrava (acciderboli!) che l’intenzione iniziale – il movente – non fosse affatto quello di emancipare volontariamente esotiche popolazioni indigenti, come s’usa dire ai disoccupati nostrani, ma era più cinicamente quello di “esternalizzare” il lavoro per r idurre immediatamente i costi di produzione relativi a una manodopera occidentale, soprattutto europea, “assai sindacalizzata” e retribuita troppo giustamente secondo i canoni del return on equity.

Quando la cosiddetta economia reale scelse l’avida scorciatoia delle delocalizzazioni e si… orientava in quelle che vengono oggi definite “zone speciali” in cui i salari sono miseri e la protezione del lavoratore inesistente, la musica mediatica mainstream sceglieva la via dell’autocensura piuttosto di toccare temi scomodi allo zeitgeist egemone: i mezzi a grande tiratura cavalcavano acriticamente le tesi decise nelle coulisse dell’azionariato, evitando il contraddittorio autorevole.

Adesso (parrebbe che) anche nelle farmacie delle grandi città scarseggino alcuni medicamenti… e il popolo si chiede il perché. Non tarderà la massiccia distribuzione di sedativi… proclami rassicuranti. «Non sarai tanto ingenuo da credere che viviamo in una democrazia, vero Buddy? È il libero mercato.» Gordon Gekko. Credo tutti sappiano che si tratta di una battuta di un film. Già visto.