Qualche impavido presente sussurrava (acciderboli!) che l’intenzione iniziale – il movente – non fosse affatto quello di emancipare volontariamente esotiche popolazioni indigenti, come s’usa dire ai disoccupati nostrani, ma era più cinicamente quello di “esternalizzare” il lavoro per r idurre immediatamente i costi di produzione relativi a una manodopera occidentale, soprattutto europea, “assai sindacalizzata” e retribuita troppo giustamente secondo i canoni del return on equity.
Quando la cosiddetta economia reale scelse l’avida scorciatoia delle delocalizzazioni e si… orientava in quelle che vengono oggi definite “zone speciali” in cui i salari sono miseri e la protezione del lavoratore inesistente, la musica mediatica mainstream sceglieva la via dell’autocensura piuttosto di toccare temi scomodi allo zeitgeist egemone: i mezzi a grande tiratura cavalcavano acriticamente le tesi decise nelle coulisse dell’azionariato, evitando il contraddittorio autorevole.
Adesso (parrebbe che) anche nelle farmacie delle grandi città scarseggino alcuni medicamenti… e il popolo si chiede il perché. Non tarderà la massiccia distribuzione di sedativi… proclami rassicuranti. «Non sarai tanto ingenuo da credere che viviamo in una democrazia, vero Buddy? È il libero mercato.» Gordon Gekko. Credo tutti sappiano che si tratta di una battuta di un film. Già visto.