Riceviamo e pubblichiamo senza prendere posizione sul tema. Ulteriore documentazione può essere facilmente reperita sui media. 

PS. Ci sia consentita una piccola punzecchiatura ironica. I partiti “borghesi” spesso dicono (ed è un’accusa che vien loro mossa) “non ci sono i soldi”. Sarà anche vero, ma per la sinistra i soldi (del contribuente) ci sono sempre, e praticamente per qualsiasi cosa.
 
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Di fronte alle bugie e le imprecisioni di chi vuole mantenere ad ogni costo la sede unica della Scuola Cantonale di Commercio (SCC) a Bellinzona (v. quiribadiamo il nostro invito rivolto al Consiglio di Stato, e più in particolare al DECS, di prendere in considerazione la possibilità di creare una nuova sede della SCC nel Mendrisiotto. La proposta, dettata dall’evoluzione della società ticinese e da uno spirito di solidarietà, è perfettamente pragmatica.
 
Prima di tutto, Bellinzona non perderebbe la sua storica sede come si vuol far credere: ce ne sarebbe una seconda complementare nel Mendrisiotto, in nome della solidarietà interregionale. Il prestigio della sede della capitale non sarebbe minimamente intaccato, anzi: la necessità d’ingrandire l’istituzione ne conferma il successo. E paventare il crollo della qualità dell’insegnamento è semplicemente ridicolo: l’esempio dei licei cantonali conferma che l’eccellenza è possibile anche con un’offerta capillare.
 
Lo sdoppiamento di sede, poi, non dividerebbe il particolare curricolo di studio della SCC che prevede sia la maturità commerciale di livello liceale che l’attestato federale di capacità (AFC). La ristrutturazione sarebbe di natura prettamente logistica, a favore dell’insegnamento e dell’ambiente.
 
In vent’anni la Scuola di Commercio ha raddoppiato gli iscritti, arrivando agli attuali 1260 studenti, ragion per cui la creazione di una nuova sede in Mendrisiotto sarebbe più che auspicabile. Per chi abita nel Luganese cambierebbe poco, ma ci sarebbe un grande vantaggio per le centinaia di studenti e studentesse provenienti dal Basso Ticino. E soprattutto ci sarebbe un vantaggio per tutti i pendolari ticinesi, con una notevole riduzione degli spostamenti all’interno del Cantone, in particolare nei già tartassati orari di punta.
 
In conseguenza, le due sedi avrebbero circa 600/700 studenti ciascuna, una cifra paragonabile alle attuali sedi di liceo, che funzionano ottimamente e permettono un ottimo interscambio culturale tra gli studenti e tra i docenti. Il paragone con altre scuole che raggiungono a malapena il centinaio di studenti, come il Centro Professionale del Verde di Mezzana, o con altre realtà più piccole come la CSIA di Lugano, evidentemente non regge.
 
Investire nell’educazione vuol dire investire nei giovani e nel futuro della comunità. Opporsi ad ogni finanziamento aggiuntivo all’educazione, come nel caso della creazione di una nuova sede della SCC, “perché non ci sono soldi” è irresponsabile. Siamo abituati a veder impugnare questi argomenti dai partiti borghesi, ma sentire gli stessi discorsi a sinistra è sconcertante.
 
Per carità, non sorprende che nel PS di Bellinzona ci siano persone che preferiscano mantenere un’unica sede nella capitale: non per niente, i partiti storici hanno costruito il loro successo sul campanilismo e il clientelismo. È invece meno comprensibile che una sezione del Partito Socialista attacchi a spada tratta chi, con solidarietà, propone maggiori investimenti nell’educazione e soluzioni per migliorare la mobilità in Ticino. Ah, se solo il PS di Bellinzona avesse messo la stessa forza nel difendere le Officine…
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