Coronavirus, il morbo oscuro che è piombato sulla società e sull’economia italiane (e del globo) con una virulenza inaspettata. A differenza di quanto accadde nella grande crisi Usa del 2008 che ha contagiato il pianeta, nessuno era in grado di prevederlo, quindi di elaborare potenziali rimedi.

Crollo della borsa (meno 10% nella prima settimana), balzo dello spread, blocco del turismo, rallentamento della produzione, hanno fatto gridare qualcuno con toni apocalittici all’’ora più buia’ di churchilliana memoria.

In realtà l’economia italiana come sta in salute? Sembrerebbe una domanda retorica o provocatoria. A porla si rischia di venire sommersi da un coro di grida indignate: male, malissimo, come si vuole che stia? Contrapporre a tutto questo un giudizio men che catastrofico viene visto come ottimismo sciocco o, peggio, come corriva compiacenza nei confronti delle istituzioni politiche che, come è noto, non godono di grandi simpatie degli italiani. Eppure conviene porsela quella domanda, con la necessaria freddezza, muovendo da una constatazione, ovvia ma spesso dimenticata.

Il coronavirus non colpisce solo l’Italia. Equipara tutti come una ‘livella’, ponendo un problema di equilibrio delle economie in scala mondiale. L’Italia economica ha, sul piano formale, un problema di quadratura dei conti in base ai criteri dettati dalla U.E.; ma, sul piano sostanziale, i suoi fondamentali sono a posto . Produce beni e servizi per l’equivalente di circa 2.000 miliardi di euro, ha un avanzo nelle partite correnti della bilancia dei pagamenti di quasi 50 miliardi, cioè esporta più di quanto importi.

Nella classifica di tutti i Paesi del mondo, pur essendo ventitreesima per popolazione, è ottava per Pil, ottava per risultato degli scambi con l’estero (escludendo Russia e Arabia Saudita, che esportano prevalentemente fonti di energia). Il risparmio gestito è di 2.280 miliardi (quasi pari al debito pubblico), nelle banche sono depositati 1.700 miliardi (quasi pari al Pil), la ricchezza delle famiglie, dovuta per oltre la metà al possesso dell’abitazione, è 8,4 volte il reddito medio (Germania 6,5, Francia e Gran Bretagna 7,9) .

Il popolo sta dimostrando grande coesione sociale e disciplina nell’accettare le disposizioni, sia pure talvolta concitate, dei decisori. Solida base sulla quale edificare la ripresa; e conferma che gli italiani danno il meglio di sé nell’emergenza.

Achille Colombo Clerici