Harvey Weinstein è arrivato in tribunale in sedia a rotelle e in manette, sconfitto dopo il verdetto di colpevolezza della giuria arrivato lo scorso mese. E due giorni fa è diventata realtà anche la condanna che gli è stata comminata dal giudice James Burke: lo stupratore del movimento #MeToo dovrà scontare 23 anni di prigione. Condanna dura, non troppo lontana da quella massima di 29 anni che rischiava. Sembra che il giudice abbia dato retta alla procura che aveva chiesto una condanna “massima o vicina al massimo” e abbia ignorato invece le richieste della difesa che aveva proposto una reclusione di 5 anni, data l’età avanzata del produttore cinematografico e la sua salute cagionevole.

Alla lettura della condanna erano presenti anche le due donne la cui testimonianza è stata fondamentale per incastrare lo stupratore, Miriam Haley e Jessica Mann. Vicino a loro altre 4 donne che hanno testimoniato durante il processo, tra cui anche l’attrice Annabella Sciorra.

Harvey Weinstein ha avuto la possibilità di parlare prima della lettura della condanna e ha colto l’occasione per dire: “Sento molto rimorso per questa situazione. Lo sento nel profondo del cuore. Passerò la mia pena tenendo questa cosa a cuore e cercando di essere una persona migliore”. Ha inoltre aggiunto di essere confuso e di non capire, di essere sempre stato convinto di essere legato con “seria amicizia” alle due accusatrici.

È molto probabile che i legali di Weinstein faranno appello. “È una pena troppo dura. È ridicolo, quel numero è ripugnante. Ci sono assassini che usciranno molto prima di lui” ha affermato l’avvocato Donna Rotunno. Non è escluso che l’uomo riesca ad ottenere uno sconto della pena in quanto soffre di “una lunga lista di malattie”. Infatti l’uomo ha anche avuto un leggero malore alla lettura della sentenza, dovuto all’alta pressione.

Le vittime del produttore cinematografico si dicono soddisfatte: Harvey Weinstein verrà ricordato per sempre come uno stupratore finito in galera. Andrà in prigione, ma nessun periodo di reclusione potrà mai riparare le vite che ha rovinato, le carriere che ha distrutto o i danni che ha causato”.