di Cristina T. Chiochia

Descrivere l’Italia e gli Italiani non è compito facile, chi scrive spesso ci ha provato e vuole provarci ancora, ai tempi della pandemia che sta rivelando il mondo per ciò che è : fragile ed indifeso, da proteggere. E’ notizia di tutti i giornali, di cui solo un breve riassunto: che più di 17.000 persone sono risultate positive al nuovo virus che sta impestando il mondo in Italia, con oltre 1.266 persone che hanno perso la vita in concausa o come fattore determinante coronavirus. Uomini e donne italiani , dall’addetto delle pulizie ai medici, negli ospedali portano avanti con coraggio e determinazione il loro lavoro, così come gli operai ed i dipendenti di fabbriche per la produzione industriale, al fine di non fermare il Bel Paese, fatto di oltre 60 milioni di persone che non vogliono rinunciare a contribuire nel loro piccolo, come possono, pur rimanendo dietro le pareti di casa.

Perché no. Il mondo non si è fermato. Ed è là fuori. A solo titolo di esempio, una testimonianza della vicina città italiana di Milano che si è svegliata domenica 24 Febbraio, con gli ultimi appuntamenti della Milano Fashion Week a porte chiuse, interrogata il 27 Febbraio 2020 al grido “Milanononsiferma” (seguiti da molti altri hastag per molte città italiane) con il primo tamtam della rete, per tornare più forti di prima alla consueta “laboriosità e relazioni sociali”, poi il 5 Marzo 2020, i primi incoraggiamenti dal tutto il mondo, con il sindaco Sala pronto a rassicurare e da lì l’escalation: tra datori di lavoro confusi , lavoratori richiamati o meno in sede o in smartworking (ma sempre in servizio), con l’ansia di ridurre al minimo il rischio di contagio, per garantire e la sicurezza di tutti, con scuole chiuse ma purtroppo all’inizio, parchi giochi pieni, fino al triste epilogo dell’esodo-fuga post decreto dei milanesi nelle case vacanze e dei non residenti alle regioni di appartenenza.

Infine Milano, come tutta l’Italia, prima zona rossa poi zona protetta con il messaggio degli alleati Europei che, il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella che chiede “solidarietà non ostacoli”. Eppure, anche nell’isolamento più totale, dove oramai si evita anche l’abbraccio familiare quotidiano e si vive con il termometro accanto al cuscino, ecco che l’Italia, si riconosce “sorella” grazie al web ed i social con iniziative, concerti online, gruppi social che si trasformano in virtuali e addirittura la canzone degli Italiani scritto da Mameli, non solo un inno ma una vera e propria esortazione per un intero popolo cantata alla finestra.

E’ proprio l’Inno d’Italia infatti che è stato scelto per i tanti “flash mob” musicali alla finestra. Ieri sera in molte città, per infondere ottimismo e vicinanza, nonostante la clausura forzata i musicisti italiani o semplici strimpellatori, si sono dati appuntamento per testimoniare fratellanza.

Questi tipi di flash mob al tempo del coronavirus in Italia, sono nati dapprima a seguito della quarantena volontaria dalle scuole , con i disegni dei bambini ed i loro arcobaleni colorati sulle lenzuola dei genitori con la frase :”andrà tutto bene”.
Ora anche l’Inno di Mameli. Forse perchè nulla, più della musica o un semplice applauso, può fare quello che per ora si è vietato in Italia per fermare il contagio: avvicinare chi è distante, baciare idealmente ed abbracciare e stringere i propri cari e le mani delle persone che incontra, gesti che un italiano fa mediamente molte volte al giorno, anche se soli ed alla finestra.

Grazie a questi flashmob “sonori”, organizzati in molte delle città di Italia ad una medesima ora in questi giorni, gli italiani in quarantena si prendono il tempo per ritrovarsi uniti, stringersi insieme, a discapito della paura e della solitudine e per esorcizzare l’isolamento forzato che comunque si comprende necessario, un’occasione preziosa per non ammalarsi e far ammalare. Come un viaggio nella grande bellezza italiana, una cosa molto seria come il coronavirus, su di un balcone o ad una finestra, gli italiani, mantenendo la distanza di sicurezza imposta, si sorridono tra vicini , suonando, applaudendo, uniti. Come sempre. Perchè chi ha ancora un solo dubbio che l’Italia sia una ed unita, da nord a sud, dal centro alle isole, dovrebbe aprire la finestra all’ora pattuita sui social e guardare in diretta questa piccola meraviglia. Un popolo che spontaneamente si dà appuntamento per sentirsi unito.

E per questo “incontro virtuale” molti sono quelli che non osano far altro che guardare, ma ci sono, e sorridono alla propria finestra, salutando in silenzio. Per un piccolo attimo di serenità e gioia ritrovato, che fa sentire tutti meno soli. Un popolo straordinario quello italiano. Che trae forza da gesti così semplici. Una nazione che trae forza da questo senso forte di appartenenza genuino, nonostante le dure prove ed i problemi, dove spesso la politica la vede divisa ma che è umanamente così uguale proprio perché così diversa. Lasciarsi sorprendere da un popolo che somiglia al proprio territorio è sempre affascinante. Un popolo vario e su un territorio dai cento paesaggi. Che però non si sente solo o isolato neppure rinchiuso in casa. Trovando anche ai tempi del coronavirus, il modo per stare insieme e vicino gli uni con gli altri….da lontano.

Cristina T. Chiochia