La sorprendente diffusione del coronavirus in tutto il mondo sta causando un comprensibile allarme, ma il primo ministro Boris Johnson sembra preoccuparsi più della Brexit affrettandosi a dire che non ci sono piani per estendere il periodo di transizione oltre la fine di dicembre, sebbene rischio del virus incomba su tutta Europa.

Nonostante i gli avvertimenti nel dire che molte famiglie perderanno i propri cari prima del previsto, il governo inglese sta evitando al momento le misure più severe messe in atto in altri paesi. Circa 10 mila persone nel Regno Unito sono probabilmente già infettate dal nuovo virus. Anche se è presto per trarre conclusioni sul numero definitivo di decessi che potrebbero verificarsi, le statistiche indicano una tendenza che potrebbe andare verso il dramma.

L’epidemiologo Chris Whitty, principale consulente del governo inglese, ha dichiarato che lo scenario peggiore prevede che l’80% delle persone che vivono nel Regno Unito contrarrà il virus, con un tasso di mortalità dell’1% ovvero di oltre 500 mila decessi. “Dobbiamo essere tutti molto in chiaro, questa è la peggiore crisi di salute pubblica. Alcuni la confrontano con l’influenza stagionale. Ahimè non è così. A causa della mancanza di immunità questa malattia è più pericolosa”, ha dichiarato il primo ministro Johnson.

L’organizzazione mondiale della sanità, ha stimato che il tasso di mortalità del nuovo virus è circa del 3.4% superiore all’influenza stagionale ed è quindi motivo di preoccupazione. Sembra che gli inglesi si basino invece sul dato che afferma che circa il 96% delle persone contagiate si riprenderanno. Vale la pena sottolineare che l’OMS si basa su casi di infezione e decessi confermati, il che significa che non tiene conto dei casi lievi che potrebbero non essere diagnosticati e che farebbero scendere il tasso di mortalità. Si potrebbe affermare che il tasso di mortalità sia più vicino all’1%, e quindi oltre il 99% delle persone infette “dovrebbero” sopravvivere.

Non è semplice osservare l’attuale fotografia istantanea della situazione a causa del ritardo dei dati tra infezione, malattia e decessi. Il ricercatore senior della Università inglese di Southampton, Michael Head, ha affermato che i dati di oggi non possono essere rappresentativi dell’evoluzione della situazione del lungo periodo: “Man mano che andiamo avanti avremo sostanzialmente dati migliori”.

In sostanza Johnson ha ragione nel dire che il bilancio delle vittime nel Regno Unito aumenterà, ma a questo punto non è possibile fare una previsione su quanti moriranno. Si spera che la stragrande maggioranza sarà risparmiata.

Ma la speranza non è una strategia. La portavoce dell’OMS, Margaret Harris, ha messo in dubbio l’approccio inglese allo sviluppo dell’immunità del paese contro il coronavirus. “Non sappiamo abbastanza di questo virus, non è nella nostra popolazione da abbastanza tempo da farci sapere cosa fa in termini immunologici”, ha detto la portavoce. In effetti ogni virus funziona in modo diverso nei nostri corpi stimolando un diverso profilo immunologico. “Possiamo parlare di teorie, ma al momento ci troviamo davvero di fronte ad una situazione in cui dobbiamo guardare all’azione”, ha affermato Harris.

I ministri inglesi sembrano aver rinunciato però al contenimento a favore di un modo di affrontare la malattia che ha fatto storcere il naso a diversi esperti, la Gran Bretagna intende contare sulle persone che guariscono dalla malattia diventando dunque (forse) immuni.

Consentire al paese di costruire l’immunità in questo modo piuttosto che attraverso la diffusione dei test per rintracciare contatti di ogni caso e isolarli, come del resto sta avvenendo in tutti gli altri paesi del mondo, aumenterà il rischio per le persone più vulnerabili come le persone anziane o con problemi di salute.

Pare che gli inglesi abbiano scelto una tattica allarmante per combattere una pandemia per la quale non solo non esiste ancora un vaccino ma che sta alterando in modo significativo la vita quotidiana di tutti.