Shanghai offrirà a Bergamo, la città più contagiata della Lombardia, con 3760 contagi, 10.720 mascherine (di cui 10mila chirurgiche FFP1 e FFP2). Un ponte di solidarietà tra Cina e Italia, in risposta anche all’appello del Sindaco Giorgio Gori, che vede la città da lui amministrata in ginocchio, con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII al collasso e 344 positivi in un solo giorno (oggi).

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L’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera, parla di una situazione disastrosa, con 1420 decessi, 202 in un giorno (da domenica a lunedì). L’assessore fa appello ai medici in pensione, invitandoli a ritornare in servizio per prestare aiuto in questa tragica situazione: si calcola che ognuno abbia un contagiato tra i conoscenti. Nessuno, tra le vittime di Bergamo, è uscito ad applaudire. “Abbiamo un’immensa tristezza, dentro, che ci impedisce di rialzare la testa” dice un residente. “I morti che abbiamo non sono un’esagerazione. Ogni mezzora arriva la notizia che qualcuno, tra quelli che conosciamo, è malato o, peggio, si è spento”. Il virus, dicono i bergamaschi, non fa sconti.

Milano registra un incremento, in un giorno, di 233 casi, arrivando a quota 1983. Nelle zone montane di Bergamo si assiste a una vera e propria fuga delle persone che hanno una seconda casa, perché possano raggiungere le verdi vallate e non restare chiusi in condominio. L’afflusso, però, spaventa i residenti che lamentano l’infrazione del divieto di mobilità. E il vicesindaco Alessandro Ghirardi parla di “case che erano chiuse da anni, improvvisamente riaperte”.

Oggi, in una chiesa di Bergamo, le bare erano allineate le une alle altre, e ripercorrevano tutto il perimetro dell’edificio. Le cremazioni vanno a ciclo continuo. La morte aleggia nell’aria, eppure, per chi non è coinvolto né in prima né in terza persona, sembra quasi ineffabile. Ed è la sua sottigliezza a spaventare.