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Nel giro di un paio di settimane, l’emergenza coronavirus ha cambiato la nostra quotidianità.  Ma il maledetto virus è un motivo per rinviare (a questo punto almeno di un anno) le elezioni comunali già in corso? Di necessità oggettive per compiere un passo del genere si fatica a vederne, e questo per vari motivi:

– I cittadini stanno già votando da vari giorni: le elezioni non sono “future”, sono già in corso;

– Oltre il 95% degli aventi diritto vota per corrispondenza. Si possono (si devono) invitare i cittadini a fare ancora maggior uso di questa opportunità. Non c’è alcun rischio di assembramenti ai seggi. Per quei pochissimi che vi si recheranno, si adotteranno le misure di sicurezza del caso (distanze, disinfettanti, mascherine).

Lega e UDC. Lorenzo Quadri con Alain Bühler in occasione della visita di Christoph Blocher a Lugano (settembre 2019, foto Ticinolive)

– Occorre evitare di uscire di casa se non è indispensabile. Ma uscire per fare la spesa, adottando le precauzioni del caso, è ancora possibile (altrimenti si muore di fame…): si può senz’altro approfittare di quelle occasioni per imbucare la busta del voto per corrispondenza. Per chi non potesse uscire di casa, è certamente pensabile organizzare un sistema di ritiro delle schede a domicilio.

– Ieri domenica 15 marzo in Baviera (13 milioni di abitanti) le elezioni comunali si sono tenute regolarmente ai seggi.

– Visto che le persone trascorreranno più tempo in casa, è verosimile che avranno anche più tempo per documentarsi sulle elezioni.

– E’ senz’altro possibile svolgere i lavori di spoglio delle schede rispettando le norme di sicurezza; così come proseguono tante attività necessarie a garantire i servizi di base alla popolazione. Probabilmente ci vorrà più tempo per avere i risultati, forse alcuni giorni o una settimana invece di un pomeriggio, ma ci si può convivere.

– Se si vuole evitare il “passaggio di consegne” nei municipi in un periodo critico, si può senz’altro stabilire che gli esecutivi ed i legislativi uscenti restino in carica qualche mese in più, senza alcun bisogno di rinviare le elezioni. Del resto, un maggior lasso di tempo tra l’elezione di un esecutivo e la sua entrata in carica, sul modello di quanto già accade in altri Cantoni, sarebbe opportuno anche in tempi normali. E se poi l’anno prossimo arriva un ipotetico covid-20 che si fa, si rimanda un’altra volta?

– Le elezioni comunali del 1941, in tempo di guerra, si sono tenute.

– Difficilmente la cancellazione di qualche aperitivo elettorale frequentato solo da candidati può essere considerato un valido motivo per rinviare le elezioni di un anno.

– Una volta passata l’emergenza sanitaria occorrerà un grande sforzo per sostenere l’economia duramente colpita. Vogliamo davvero generare altri costi all’ente pubblico?  Perché organizzare una nuova elezione non è certo gratis.

– In caso di rinvio il Cantone, oltre alle aziende, dovrà indennizzare, con i soldi del contribuente, anche i partiti ed i candidati per le spese di campagna elettorale già sostenute?

La parte finale dell’articolo contiene delle valutazioni politiche che ci sembrano particolarmente centrate.

Il sospetto, purtroppo, è che qualcuno voglia interrompere le elezioni e rimandarle per il proprio tornaconto. Infatti, causa l’emergenza coronavirus, da settimane non si sente più parlare di “clima”. Ed i rossoverdi che puntavano sull’isterismo climatico per aumentare le cadreghe nei municipi e nei consigli comunali si trovano in difficoltà. Mentre la pandemia attuale sta mostrando a tutti un ulteriore, amarissimo rovescio della globalizzazione e delle frontiere spalancate.

Non è certo un caso che, a quanto risulta, tra i partiti di governo solo il PS sia favorevole al rinvio. Proprio il PS, ovvero il partito che, in emergenza coronavirus, vuole (voleva) mantenere le scuole aperte e le frontiere spalancate. Però immagina di procrastinare le elezioni “pro saccoccia”? Un po’ troppo facile, cari compagni, ed anche un tantino squallido.

L’emergenza coronavirus fa appello alla responsabilità individuale di ogni singolo cittadino. Usciamo di casa solo se necessario ed osserviamo scrupolosamente le disposizioni di sicurezza. Più saremo responsabili, prima ci lasceremo alle spalle questo periodo cupo. Ma una cosa non la dobbiamo dimenticare: c’è un domani, dopo il maledetto virus.

Lorenzo Quadri

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Al di là delle considerazioni sul PS ci sono segnali che indicano come il Centro tenti di adattarsi alle nuove condizioni (anche psicologiche) create dall’epidemia.

“La chiusura delle frontiere non è un tabù” proclamato dal PLR la dice lunga, e sarebbe stato impensabile solo un paio di settimane fa. Sia chiaro che la chiusura delle frontiere era un tabù.

Il momento elettorale sembra favorevole alla destra. Ma si tratta pur sempre di elezioni comunali.

Esercizio di fantapolitica. Rifare adesso le Nazionali del 20 ottobre…