Occhi grandi, grandissimi, contornati da un vistoso filo di matita, sopraccigli inesistenti o arcuate ad arte, naso greco su un viso squadrato incorniciato da una massa di riccioli perfetti, così come voleva la moda anni ’60- ’70. Fisico imponente, gestualità teatrale. E la voce, la voce che incanta. Forte, possente, melodica, romantica, struggente, la voce di Mina e il suo personaggio hanno segnato un’epoca. E oggi la diva, segno zodiacale ariete, spegne 80 candeline.

Mina Anna Maria Mazzini, divenuta, per l’anagrafe svizzeradove ora risiede, Quaini – Mazzini, nasce a Busto Arsizio il 25 marzo 1940. E’ una bambina energica e diventa un’adolescente calma e solitaria: frequenta corsi di nuoto, si fidanza con daniele Paolini (che diverrà cronista de Il Corriere della Sera), e dialoga costantemente con la nonna Amelia, cui racconta le sue passioni. Amelia è una ex cantate lirica, ed è proprio lei ad indurre la nipotina a prendere lezioni di canto e pianoforte.

Ascolta Elvis Presley e Frank Sinatra, e coltiva così la voce, suo dono naturale, imitando i suoi idoli. In breve, dalle balere estive ai primi tour in provincia, Mina inizia ad esibirsi, facendosi da subito notare per la sua straordinaria voce e la sua gestualità fuori dal comune.

A diciotto anni debutta ufficialmente nel mondo dello spettacolo: è il 23 settembre del 1958, Mina si esibisce a Rivarolo del Re, nel cremonese, con il complesso gli “Happy Boys” e l’esibizione è uno straordinario successo: il pubblico chiede il bis, per quella cantante sconosciuta e non per i veri ospiti, Natalino Otto e Flo Sandon’s.

In breve, la sua stella cometa inizia ad esplodere e a scalare le classifiche: notata dai produttori, viene invitata da Mike Buongiorno alla serata inaugurale del Teatro Smeraldo, con il brano Proteggimi. Il successo l’attornia, negli anni in cui altri giovani cantanti come Celentano, Tony Dallara, Giorgio Gaber si fanno strada: la concorrenza non la spaventa, tanto da diventare per tutti la “Tigre di Cremona”.

Arrivano gli anni ’60, e il Festival di Sanremo sembra fatto su misura per lei. Non vince, è vero, ma è seguitissima da tutta Italia, tanto che le sarà affidata l’esecuzione de lo splendido Il cielo in una stanza di Gino Paoli, che diventa il disco più venduto dell’anno.

Mina fu una delle prime donne di spettacolo ad indossare la minigonna in tv

Poi arriva l’esperienza sanremese del 1961, quando, per un quinto posto assegnato a Mille Bolle Blu, promette di non parteciparvi più. Ma la notorietà e il successo non le mancano: si contano 71 copertine su Tv Sorrisi e Canzoni, inviti in Austria, Argentina e Svizzera tedesca. è lei, la cantante più popolare d’Europa.

I presunti scandali non la colpiscono, anche se il fatto di essere incinta di Corrado Pani, sposato con l’attrice Renata Monteduro, le provoca una pausa forzata dalle televisioni. Ma l’accoglienza successiva alla nascita del figlioletto Massimiliano, in Versilia, è calorosissima e Mina può dirsi “riabilitata”: l’affetto del pubblico non le è mai venuto meno. Anzi, su tutti i giornali arrivano manifestazioni di affetto e vicinanza da tutti i suoi fans: l’Italia sta cambiando e, con essa, anche la concezione della donna.

Seguono altri suoi straordinari successi, come E se domani, Un anno di amore, sino a una rubrica affidatale da conduttrice televisiva.

Mina è una rivoluzionaria: non solo come cantante ma anche come donna. è la prima ad indossare la minigonna in show televisivi.

Nel 1967 fonda a Lugano la PDU, ovvero la Platten Durcharbeitung Ultraphone, etichetta discografica sua personale, con la quale, da quella data in poi, inciderà, con l’esclusiva.

Il primo LP pubblicato con la PDU è Dedicato a mio padre, che comprende canzoni come Bésame Mucho, Johnny Guitar e tante altre.

il successo le continua ad arridere, con trasmissioni che la vedono protagonista sino agli anni 2000, anche se si ritira volutamente dalle scene a soli 38 anni, nel 78, con oltre 1500 brani di carriera. Successo che la vede, oggi, celebrata da svizzeri e da italiani, anche se lei stessa, in un’intervista, dichiarò che non ama le ricorrenze. Perché, d’altra parte, ogni artista è per sempre.