L’MPS preferisce creare disoccupati (titolo originale)

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Fabio Regazzi risponde in tono alquanto sarcastico a un’interpellanza MPS – in verità un vero e proprio attacco personale – presentata oggi. (leggi qui)

Nella sua qualità di presidente dell’AITI Regazzi è in un certo senso l’immagine simbolica dell’odiato “padrone”, e quindi una dose di aggressività si può anche comprendere. A loro volta gli MPS dovrebbero capire che il non-lavoro e, al limite, la rovina degli imprenditori ben difficilmente faranno il benessere e la felicità dei “loro” operai.

Una osservazione. Regazzi scrive “hanno ancor meno da fare del solito”. Errore! Hanno al contrario tantissimo da fare. Mandano due, o anche tre, comunicati al giorno!

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Ho appena appreso dell’interpellanza presentata da quei buontemponi del Movimento per il socialismo (MPS), che di questi tempi devono sicuramente avere ancora meno da fare del solito. Sergi e il suo fido Pronzini (la citazione è di Corrado Mordasini) non hanno trovato di meglio che rivolgere al Consiglio di Stato alcune domande che riguardano la mia azienda, il tutto condito con una serie di affermazioni false e di attacchi personali livorosi che potrebbero tranquillamente essere oggetto di una querela penale alla quale tuttavia rinuncio anche per non dare eccessiva importanza a simili personaggetti (questa volta cito Crozza).

Ho pertanto pensato di rispondere direttamente e in anteprima ai quesiti posti dal Gatto e dalla Volpe del MPS, anche perché in questo momento il Consiglio di Stato e i suoi funzionari hanno ben altre priorità che rispondere a domande farlocche e demagogiche di chi è in perenne campagna elettorale con l’impiego assicurato (non uso volutamente il termine “posto di lavoro” che mi sembra nel caso specifico inappropriato) e lo stipendio garantito al 100% dai contribuenti, risp. dai lavoratori. Tanto più che la risposta arriverà, nella migliore delle ipotesi, fra alcuni mesi quando, ed è la speranza di tutti, avremo superato la crisi sanitaria ma saremo probabilmente confrontati con una grave crisi economica e occupazionale, che ovviamente non riguarderà i nostri impavidi combattenti per il socialismo con i piedi (e non solo quelli…) ben al caldo.

Ecco dunque le risposte alle domande poste dal MPS:

Ad 1) Sì, la mia ditta ha chiesto un’autorizzazione straordinaria, possibilità peraltro contemplata dalla Risoluzione del Consiglio di Stato del 27 marzo.

Ad 2) L’autorizzazione è stata chiesta per motivi di urgenza e riguarda unicamente il reparto di produzione delle avvolgibili in alluminio. Questo settore si rivolge per la quasi totalità a una clientela di rivenditori presente nel resto della Svizzera, dove nei cantieri si continua a lavorare, seppure a ritmo ridotto, e dove pure i concorrenti della Regazzi SA sono tuttora attivi. In queste settimane si sono accumulati diversi ordini che devono essere consegnati ai rivenditori che a loro volta hanno preso degli impegni con dei clienti finali che reclamano le consegne. Non evadere gli ordini in questione esporrebbe l’azienda al rischio di pagare delle penali e risp. di perdere questi rivenditori che sarebbero costretti a rivolgersi ad altre aziende fornitrici presenti in Svizzera. Preciso che le collaboratrici e i collaboratori coinvolti sono una decina su 135 e che operano solo previo il loro accordo e nel rigoroso rispetto di tutte le disposizioni igienico-sanitarie previste dal SECO (in particolare le distanze minime, l’uso della mascherina per chi ne fa richiesta, ecc.). Tale autorizzazione è stata per altro concessa ad altre aziende che si trovano in analoghe condizioni, anche con il consenso dei rappresentanti sindacali.

Ad 3) Gli interpellanti dovrebbero sapere che gli aiuti in questione vengono rilasciati dalla Confederazione per cui non sono di competenza cantonale. Confermo comunque che anche le ditte che fanno capo al Gruppo Regazzi ne hanno fatto richiesta in vista dell’inevitabile crisi di liquidità che andrà a breve a colpire la maggior parte delle piccole e medie aziende ticinesi. Senza questi aiuti, che si aggiungono all’introduzione dell’orario ridotto, il rischio di fallimenti a catena è del tutto reale  con un impatto devastante per l’occupazione. Se per l’MPS è questo lo scenario privilegiato, me lo facciano sapere che informerò i nostri collaboratori, invitandoli a rivolgersi al duo Sergi-Pronzini per trovare un posto di lavoro qualora dovessero perderlo.sta in vista dell’inevitabile crisi di liquidità che andrà a breve a colpire la maggior parte delle piccole e medie aziende ticinesi.

Per rispondere a queste insulse domande ho impiegato ca. 1 ora. Ora torno ad occuparmi della mia azienda e dei nostri collaboratori per accertarmi che possano operare in condizioni in sicurezza e anche per adoperarmi affinché in futuro abbiano ancora un posto di lavoro, nonostante l’MPS…

Fabio Regazzi, imprenditore, presidente AITI, e consigliere nazionale