Lo studioso Marco Angella, a cui nei giorni scorsi Ticinolive.ch ha dedicato un articolo per il suo accurato studio dei Portugalli nel Canton Ticino,  è anche poeta. Nei giorni del Coronavirus, ha infatti scritto”La Ballata del Covid19″, una poesia che racconta la realtà (e l’introspezione umana) ai tempi della Pandemia. 

 

Apprezzata oltre che da amiche e amici anche dal critico letterario Paolo Lagazzi, da un paio di poeti noti (il ligure Giuseppe Conte e l’ungherese Tomaso Kemeny) e dal docente universitario Paolo Briganti, professore di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Parma, la BALLATA DEL COVID-19, tradotta già in diverse lingue e disponibile anche in diversi formati audio, parte con un ritmo leggero, sognante, sino a farsi struggente e divenire poi reale, sempre restando, però, in un’aurea di nebulosa incertezza, nel quesito che tutti ci poniamo: dove ci porterà questa Pandemia? Quando ci rivedremo?

La poesia di Angella non dà risposta a queste domande, solo, prende atto dell’essere e del volere, esprimendo lo sperare. 

Marco Angella accanto a un calco che si trova a Minucciano che rappresenta le stele della Lunigiana. Le statue stele sono esposte al Museo delle Statue Stele nel castello del Piagnaro di Pontremoli.

In Italia, più d’ogni altro dove, la situazione è difficile. Angella lo esprime con grazia, sincerità, realismo. Si direbbe quasi un poeta crepuscolare, per la sua ineffabile freschezza ed il suo verismo simbolico. Ossimori di critica letteraria? Non se si prende in considerazione la situazione che ci troviamo a vivere: assurda, ma reale.

E Angella canta la speranza d’uscirne, e lo fa… attraverso il merlo. Il merlo pasquale, potremmo dire.

Racconta il poeta, “Il merlo della Ballata per me è un simbolo di speranza ma anche un simbolo di rinascita, di Resurrezione. Questa ballata è nata come segno di speranza e rappresenta quella natura (il merlo è figlio del Creato, ovvero figlio di Dio) che troppo spesso abbiamo abbandonato credendoci liberi e finendo per diventare schiavi di un mondo del quale non abbiamo più le chiavi. Per questo spinge ad una rinascita, ad una Resurrezione Collettiva. Il merlo, infatti, è l’intermediario tra noi e Dio e ci indica una strada da ripercorrere (per questo ha voce ancestrale) per ritrovare un sano dialogo con la natura e per riportare armonia ed equilibrio nel nostro pianeta!”

A cura di Chantal Fantuzzi