Il 78enne senatore Bernie Sanders, candidato alla nomination democratica del 2020, ha formalmente annunciato la conclusione della sua campagna dopo esser rimasto molto indietro rispetto all’ex vicepresidente Joe Biden. Il suo ritiro apre così la strada a Biden come lo sfidante democratico alle elezioni presidenziali contro Donald Trump.

La sospensione della sua campagna è da una parte il modo migliore per far avanzare il suo movimento giovanile socialista populista, dall’altra rischia di far rimanere male alcuni suoi sostenitori. Ma era l’unica mossa per evitare una faida all’interno del partito democratico che avrebbe portato a seri danni nella campagna politica contro i repubblicani.

I suoi migliori alleati, e soprattutto il responsabile della sua campagna politica, lo avevano incoraggiato nei giorni scorsi a considerare il ritiro dalla corsa presidenziale. Un piccolo gruppo di attivisti indipendenti della sua cerchia speravano invece che rimanesse in corsa. Una divisione nel suo gruppo che riflette la natura ibrida della sua identità politica che appare sia come politico tradizionale sia come leader di un movimento giovanile. Sander è stato consapevole della necessità di evitare l’approfondimento delle divisioni all’interno del partito democratico, specialmente in un periodo dove la pandemia da coronavirus sta spingendo gli Stati Uniti in una profonda crisi economica e di salute pubblica.

Alcuni americani sostengono che l’abbandono di Sanders rischia di portare in secondo piano i suoi sostenitori che vedono i democratici come Joe Biden come parte del problema nella politica americana. Biden ha avuto subito parole cordiali verso Sander per il suo ritiro, attribuendogli il merito di aver creato un movimento e lo ha ringraziato per essere una grande voce per un’America più giusta, spostando al centro del suo dibattito politico proprio quelle questioni care a Sanders come la disparità di reddito, l’assistenza sanitaria e il cambiamento climatico. Ma per i populisti pare che non sarà sufficiente.

La difficile e dolorosa decisione è arrivata dopo settimane di consultazioni con sua moglie Jane e i principali consiglieri che hanno portato alla conclusione che non esiste un percorso fattibile per la sua candidatura. “Non posso in buona coscienza continuare ad organizzare una campagna che non può vincere e che interferirebbe con l’importante lavoro richiesto a tutti noi in questo difficile momento”, ha affermato Sanders.

“Insieme abbiamo trasformato la coscienza americana sul tipo di nazione che possiamo diventare e abbiamo fatto in questo Paese un grande passo avanti nella lotta senza fine per la giustizia economica, la giustizia sociale, la giustizia razziale e la giustizia ambientale” ha detto Sanders ai suoi sostenitori, aggiungendo che “Mentre la mia campagna sta per finire, il nostro movimento non lo è”.

Diversamente dai primi tempi delle primarie, improvvisamente è subentrato nei democratici lo spavento che un socialista avrebbe messo a repentaglio le loro possibilità di vincere contro Trump, portando così a schierarsi per Biden e negando a Sanders l’opportunità di andare avanti. La crisi della salute pubblica senza precedenti ha messo in luce le assurdità e le crudeltà del sistema sanitario americano, ma gli sforzi di Sanders non hanno comunque spostato la realtà politica.

Sander ha fatto sapere che collaborerà con Biden per assicurarsi che Trump venga sconfitto a novembre. Trump, in un suo messaggio, ha consigliato ai sostenitori di Sanders di andare al Partito repubblicano.