A causa del coronavirus, chiamandolo questa volta “nemico invisibile”, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato la sospensione per i prossimi 60 giorni delle richieste della carta verde le cui domande sono in fase di elaborazione, per i lavoratori stranieri che intendono trapiantarsi in modo permanente negli USA. Un ulteriore sforzo per proteggere i lavoratori americani dalla concorrenza straniera come aveva promesso durante la sua corsa per la Casa Bianca nel 2015.

In base alle condizioni economiche del paese, la sospensione potrebbe essere estesa per un ulteriore periodo e comunque non interesserebbe i lavoratori stranieri temporanei ma solo chi vuole prendere una residenza fissa. In sostanza pensa di aiutare gli oltre 22 milioni di americani, che hanno perso il lavoro nell’ultimo mese a causa del virus a tornare al lavoro il prima possibile.

Quella di vietare l’immigrazione è una faccenda che finirà in tutti i tribunali degli Stati Uniti dove affronterà una sfida legale. L’ordine di Trump, infatti, potrebbe essere annullato dalla Corte Suprema. Non è chiaro poi chi sarebbe esattamente in contrasto con questa sospensione dato che i destinatari della carta verde non sono autorizzati al momento a recarsi negli Stati Uniti per via delle restrizioni.

Una decisione, ritenuta dagli esperti, senza logica. A parte i dati inaffidabili comunicati dalla Cina, gli Stati Uniti sono il paese con più casi di coronavirus confermati di qualsiasi altro. Questo significa che l’ostacolo più grande è la stessa comunità americana, perché anche se da una parte Trump annuncia questa severa restrizione sull’immigrazione, dall’altra suggerisce un allentamento delle restrizioni provocate dal coronavirus in alcuni stati del paese in nome della ripresa economica.

A detta degli economisti americani però, si tratta di una strategia abbastanza folle come anche l’idea di pensare di fermare l’immigrazione per aiutare i lavoratori americani. Se Trump vuole limitare la diffusione e i decessi che si verificano a discapito dell’economia, è il momento di ascoltare gli esperti della salute pubblica e non puntare il dito sugli immigrati. “Vogliamo proteggere i nostri lavoratori e penso che, man mano che andremo avanti, diventeremo sempre più protettivi nei loro confronti”, ha dichiarato Trump affermando anche che questa sospensione contribuisce a conservare le risorse mediche per i cittadini statunitensi.

Gli avversari politici fanno notare che sarebbe meglio accelerare i test piuttosto che distrarre l’opinione pubblica dalla verità, ovvero quella di essersi mosso troppo tardi per contenere la nuova malattia. Testimoni i ricercatori, scienziati e medici che dipendono dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie di Atlanta e che lavorano presso la sede di Ginevra dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Gli stessi hanno smontato la versione fornita da Trump quando ha preso la decisione di sospendere i finanziamenti pubblici a favore dell’OMS. Gli scienziati americani infatti sono stati in contatto fin dall’inizio della crisi con i funzionari delle autorità sanitarie nominati da Trump.

A quanto pare sembra che Trump ignori la realtà della grave situazione nel paese. Come ha affermato Ali Noorani, direttore del National Immigration Forum con sede a Washington DC, gli immigrati sono schierati in prima fila fianco a fianco con i cittadini statunitensi per superare questa pandemia. “Quante famiglie andrebbero a finire senza assistenza sanitaria, cibo o altro se non fosse per gli immigrati che lavorano con i nativi americani?”, ha dichiarato Noorani.

Sono state circa un milione le carte verdi concesse l’anno scorso, e la quota maggiore riguarda le immigrazioni basate sul ricongiungimento famigliare di cittadini stranieri con i loro coniugi americani. Inoltre gli immigrati rappresentano il 41% degli operatori sanitari e di assistenza diretta a livello nazionale. Una mossa politica quella di Trump che rischia di fallire.