Il 5G è un tema che suscita dibattito e negli ultimi mesi, tra complottismo e dubbi, sono state molte le resistenze che la popolazione ha mostrato nei confronti della nuova tecnologia. Il Consiglio federale ha valutato la situazione, prendendo in considerazione l’importanza e il potenziale dell’innovazione ma anche il sentimento generale della popolazione. In conclusione il Consiglio federale ha deciso di non inasprire i valori limite che proteggono la popolazione dalle radiazioni non ionizzanti.

In particolare il consiglio federale ha sottolineato che la Confederazione provvederà a mettere in atto accertamenti supplementari che “indicheranno in modo chiaro la reale entità dell’esposizione della popolazione alle antenne adattative”. Fino alla pubblicazione di questi dati le antenne adattative saranno trattate come le antenne convenzionali.
Inoltre, fra i vari passi, si prevede che che DATEC dia un aiuto all’esecuzione sulla gestione delle nuove antenne adattative che invieranno i loro segnali in modo mirato in direzione degli utenti.

La decisione più importante è che: “Il Consiglio federale non intende per il momento inasprire gli attuali valori limite d’impianto, i quali proteggono la popolazione dalle radiazioni non ionizzanti. Su questo punto, il gruppo di lavoro non è stato in grado di trovare un consenso su una raccomandazione comune. Inoltre, il Parlamento ha recentemente rifiutato per due volte di abbassare i valori limite delle radiazioni”.

L’organismo umano è esposto a molte sorgenti di radiazioni non ionizzanti, di livelli differenti, a dipendenza della distanza, dalla qualità della connessione ma anche dalla tecnologia. Per esempio, usare il 2G provoca un’esposizione molto più bassa rispetto alle più recenti tecnologie di 3G e 4G. Per quanto il pericolo delle radiazioni non sembra essere concreto nè provato, secondo il rapporto Radiotelefonia mobile e radiazioni,  “gli effetti sulla salute non possono mai essere scientificamente esclusi con assoluta certezza. Il gruppo di lavoro ha pertanto descritto anche gli effetti potenziali per i quali sono necessarie ulteriori attività di ricerca”.