Questa opinione di Franco Celio si discosta notevolmente dalla linea ufficiale del Partito liberale radicale. Ne prendiamo atto con interesse e piacere.

Quasi non osiamo dirlo (con gli anni siamo diventati timidi) ma una posizione più equilibrata e non intransigente sulla libera circolazione ed il rapporto con l’Unione europea farebbe un gran bene al PLR.

PS.  Celio chiede alla redazione un posto tra “le voci del pubblico”. Per l’amor di Dio, Franco, sei un graditissimo ospite, e un roccioso ventennale Granconsigliere! Il PLR ti deve molto.

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immagine Pixabay

Qualcuno afferma che il coronavirus dimostrerebbe la bontà della libera circolazione, ossia della possibilità di spostarsi da un capo all’altro del continente come se i “confini scellerati” neppure esistessero. A me sembra invece che dimostri esattamente il contrario, cioè che proprio la rapidità di diffusione della pandemia renda palesi i rischi di tale ideologia.

Sarebbe bene non dimenticare che all’inizio di marzo il governo cantonale aveva deciso di lasciar entrare solo i frontalieri muniti di regolare permesso di lavoro. Ma poiché le dogane dipendono dalla Confederazione, ossia dal Consiglio federale, impegnato a difendere l’ideologia in parola, per due o tre giorni non se ne fece nulla (e la “nostra” Radio ne riferì con malcelato compiacimento). Diversi intervistati dissero anzi di aver potuto passare il confine come niente fosse. Sembra infatti che anche la Polizia non si sia fatta vedere, neppure a debita distanza dalla frontiera (dove le regole di Schengen le impongono di restare). E così il Covid-19 ha potuto insediarsi indisturbato, mentre sarebbe stato più che opportuno interrompere subito ogni contatto con le regioni di oltre-confine infettate dal virus.

Intendiamoci: la pandemia sarebbe probabilmente arrivata anche senza libera circolazione. È però probabile che senza questa “via privilegiata”, la sua diffusione sarebbe stata perlomeno attenuata, e non avrebbe portato il Cantone sull’orlo della crisi sanitaria.

In vista della prossima votazione di settembre, qualcuno aggiunge che non si tratta solo di respingere le proposte limitanti la libera circolazione, ma di salvare” i Bilaterali dalla possibile applicazione della “clausola ghigliottina” (per cui, se cade un accordo, cadono tutti).

A me sembra però un argomento tirato per i capelli. L’UE potrebbe infatti applicare questa clausola solo col consenso di tutti gli Stati membri. Ma il nostro paese qualche alleato potrebbe ancora averlo, magari anche non molto lontano dai propri confini. Ad esempio la Germania (che l’anno scorso ha comprato in Svizzera merci per qualcosa come 61,6 miliardi di Euro e vendendone circa altrettante), pensate che ad un partner del genere ci “sputerebbe sopra”? Che qualche burocrate di Berlino, se del caso, voglia farlo per punire la Svizzera per il reato di carente europeismo è naturalmente possibile, ma che gli industriali tedeschi la pensino allo stesso modo, è ancora da dimostrare! Certo, gli alleati occorre trovarli. Ciò che il Consiglio federale, che scalpita per aderire all’UE medesima, non ha probabilmente nessuna intenzione di fare!

Franco Celio