“Con Covid-19 dovremo imparare a danzare!”

Il presente colloquio ha per traccia la recente interpellanza del deputato UDC, che potete leggere ad es. qui.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Perché ha fatto questa ulteriore interpellanza?

Dopo le prime due interpellanze (poi trasformate in interrogazioni) sulla minaccia Covi19 degli scorsi 21 e 23 febbraio, quando nessuno in Ticino era realmente cosciente della reale portata, quest’ultima riguarda l’attuale fase II e le possibili conseguenze se non dovessimo rispettare le attuali norme individuali di sicurezza. Cosa peraltro, guardandomi in giro in centro Lugano in questi giorni, difficile da immaginare. Oltre a questo mancano informazione da parte del Governo sulla casistica dei purtroppo decessi a domicilio. Nessuno ne ha mai parlato.

Nell’intervista seguirò come traccia proprio l’interpellanza.

Buona idea. L’ho redatta con cura  e ovviamente sottoposta a degli specialisti nel campo medico affinché non inoltrassi un atto parlamentare senza senso. Ho trovato poi la gentile collega della Lega dei Ticinesi, on. Lelia Guscio disposta a sottoscriverla.

Partiamo dal tema di massima attualità: la ri-apertura (assai limitata) della scuola dell’obbligo, prima dell’estate.

Sono scettico e penso che non ne valesse la pena, per poche settimane mettere a rischio l’intero sforzo fatto fino ad oggi dalle Autorità ticinesi e soprattutto dalle concittadine e concittadini e coloro che in questi mesi li hanno trascorsi in Ticino in fase di “lockdown”.  Anche l’UDC Ticino dopo tutto ha dubbi su queste aperture scolastiche.

Nella sua interpellanza lei parla di Ticino (e scuola ticinese) come “laboratorio”. Che cosa intendeva dire?

A mio avviso questa apertura frettolosa  delle scuole potrebbe trasmettere e sparpagliare di nuovo il Covid19. Nulla togliere alle allieve e allievi ma è comprovato che come gli adulti, prendono e trasmettono il virus tra loro e nel nucleo famigliare. Immaginiamoci  quindi di nuovo un’espansione che con tanto impegno, stando in lockdown, abbiamo limitato ai minimi denominatori.  Sul test, a mio giudizio, aprendo un po’ il tutto come faremo da lunedì 11 maggio, ho la sensazione che si voglia (autorità federali ed esperti) riprendere la pista dell’immunità di gregge. A suo tempo abbandonata. In ogni modo questa tattica è ben spiegata e conosciuta anche dall’OMS. Serve ad arrivare a un minimo di contagi del 60% della popolazione. Obiettivo: più lo si prende (il virus) mi si creano anticorpi nelle persone e meno verranno toccate in futuro. Sebbene questi anticorpi nessuno possa dire con certezza quanto tempo rimangano nel corpo umano. Con queste affrettate aperture e non scadenzate arriveremo, forse, a una seconda “ondata Covid19” entro luglio.

Il vantaggio che però avremo, è che oggi conosciamo il nostro nemico, mentre in febbraio non avevamo la minima idea di chi fosse e come si comportasse. Solo vagamente seguivamo le immagini e le notizie dalla Cina, dalla Corea del Sud e poi dall’Italia.

Seconda ondata? Pensavo che bastasse la prima!

Nessuno la vuole, è chiaro, ma alcuni virologi la ritengono possibile, o addirittura probabile, se abbasseremo la guardia. Stando a informazioni che si raccolgono da questi esperti, (poi è vero che ognuno ha la sua teoria) più si alza la temperatura più è probabile che diminuisca d’intensità il virus, che fa parte dei coronavirus che già conosciamo delle influenze più normali. Augurandoci sempre di no, ma se non dovesse tornare di prepotenza quest’estate Covid19, potrebbe regalarci qualche dispiacere nei prossimi mesi freddi. Mi auguro che da oggi a inizio 2021 si possa già parlare con sicurezza di vaccino.

Immunità di gregge: quella cosa di cui parlava Boris Johnson!

Esatto. All’inizio anche i suoi esperti puntavano su questa tattica, ma poi vista la curva ascensionale cosi ripida in Gran Bretagna, hanno adottato un’altra teoria più simile a quelle di molti paesi europei.  In apparenza sembra la Svezia quella che più si è orientata all’immunità di gregge.

Ma, mi scusi, bisogna pur tendere verso la normalità. La gente… la desidera!

Sì, ma con il giusto ritmo, concordo con quanto detto dal Consigliere di Stato Norman Gobbi, con il passo da montanaro (lento) ma regolare. Sentivo un virologo, credo estero, che ha coniato una bella frase. “Con Covid19 dovremo imparare a danzare….”  significa che più lui allunga il passo, lo dovremo fare noi, più lo accorcia , lo dovremo accorciare. In ogni modo le danze le dovremo condurre noi ora. Covid19 ha dettato il ritmo da febbraio a oggi.

Prima di lasciare il tema scolastico le domando: come valuta la decisione del DECS di tralasciare, in emergenza, l’esame di maturità?

Come gruppo parlamentare UDC abbiamo preso una posizione ufficiale nei giorni passati. Siamo delusi che non si siano trovate delle soluzioni a questo importante passo nella carriera scolastica di ogni allieva e allievo.

Parliamo del suo partito. L’UDC svizzera è molto più “aperturista” della sua sezione ticinese…

Vero, ma soprattutto nella Svizzera tedesca la pandemia è stata molto più lieve. Noi, troppo vicini alla Lombardia, abbiamo sofferto di più. Tuttavia, lo comprendo, l’economia preme e ci mancherebbe altro. Ma ora il lavoro più difficile sarà nel  coordinare la sicurezza sanitaria (per non trovarci alla casella di partenza di fine febbraio) con il dramma economico e finanziario che ha messo in ginocchio tutto il paese e creato 4/5 punti percentuali di disoccupazione.

E torneranno in massa i frontalieri!

(sospira) Questo è un altro problema. Da questa lezione Covid19 dovremo trarre molte lezioni, specie nei campi sanitari e agroalimentari. Inoltre anche incentivare i datori di lavoro ad assumere manodopera residente cosi come promuovere meglio i prodotti sul nostro territorio nazionale. Tornare insomma ad essere aperti  si, al mondo, ma con la consapevolezza che in caso di crisi ulteriore (non parlo di Covid19) ma di altre analoghe crisi cosi forti, si possa contare maggiormente sulle nostre forze  lavorative e produttive. Se la Lombardia avesse chiesto la precettazione del personale medico italiano in Ticino a Roma e l’Italia avesse quindi emesso un decreto legge nazionale sul  rientro dei suoi cittadini frontalieri, (come in caso di guerra) migliaia di sanitari non li avremmo avuti nei nostri ospedali, case di riposo ed altre strutture. Dobbiamo rafforzare internamente questi settori. Però con questo vorrei ringraziare di cuore tutti e dico tutti (medici e sanitari stranieri pure)coloro che ci hanno garantito questi servizi in questi tormentati mesi. Mi auguro non succedano più in futuro… nemmeno con un Covid20 o Covid 21….

immagine Pixabay

Ha visto che stanno per introdurre l’App per tracciare i contagiati? Lei la caricherà sul suo cellulare?

No personalmente non scaricherò nulla. Sono già troppo “tracciato” informaticamente dalla rete. 🙂  Comunque ognuno è libero di far quel che ritiene giusto.  A mio avviso  personale oggi si inizia con questa App  domani si arriverà al microchip sottocutaneo obbligatorio.  Il famoso controllo di massa globalizzato da decenni voluto da certi poteri forti (Nuovo ordine mondiale NWO).

Nemmeno io. Anche se ci dicono… che è per il nostro bene (cosa di cui dubito). La vittima più illustre di questa orribile Pandemia potrebbe essere… la nostra libertà! Lei teme il rischio che si producano abusi?

Questo Covid19 non ha solo accelerato nuove dinamiche costruttive e inventive nell’essere umano. Guardiamoci intorno quanti si sono reinventati e hanno trovato nuovi modelli di business. Abbiamo accelerato, specie in Ticino, il telelavoro e homeworking  cosi come la telescuola. Cose che senza di lui, non avremmo spinto sul gas superando i limiti stradali… 🙂

Ma ha anche creato alleanze molto pericolose di giganti dell informatica mondiali e creato apparecchi, come questo, per entrare ancor di più, dopo i social network, nella vita intima di qualsiasi persona sulla Terra o quasi.

Non potrebbe avere un’efficacia pratica, in una situazione di emergenza?

Onestamente non posso rispondere, non hanno nemmeno ancora iniziato. Vedremo. Mi auguro solo che non si passi dal “consigliato” all’ “obbligato” per poter far fronte ad esempio, alla spesa, al ristorante, alle visite mediche, ai pagamenti vari,  al cinema ed altro.   A quel punto saremo spacciati.  Ricordo che il microchip che stavano testando negli USA anni fa, era sperimentale… oggi nessuno dice più nulla ma se un giorno per fare tutte le tue commesse sarai obbligato ad averlo?

La libertà individuale, la democrazia come la conosciamo oggi, svanirà. Saremo alla stessa stregua delle pecore nei recinti.  Non credo assolutamente che la Svizzera si possa permettere ciò. Quello che mi  potrebbe preoccupare sono quelle Istituzioni internazionali mai votate da nessun popolo e pure l’Unione Europea in sé. Hanno inventato ai tempi la curvatura del cetriolo da mettere nei barattoli, perché non una mal trovata come un microchip o un’app?

Nella sua interpellanza lei porta il discorso sui decessi per Covid-19 avvenuti a domicilio (non in casa per anziani). Pensa che siano stati numerosi? Che siano sfuggiti alle statistiche?

Non so se sono stati numerosi e visto che non ne hanno mai parlato, nemmeno ieri (venerdì 8 maggio)  mi son posto e non solo io questa specifica domanda. Vorrei sapere di più su questi dati che non sembrano entrare nelle statistiche ufficiali. (cosi sembra anche in Lombardia e resto dell’Italia) In ogni modo un pensiero va anche a coloro che sono deceduti per o con Covid19 nelle proprie abitazioni. Quindi non in casa per anziani, la quale viene considerata domicilio da parte ovviamente della persona che ci abita ma anche da parte del Governo. Almeno cosi hanno affermato nelle passate conferenze sul tema decessi “case di riposo o anziani”.

Ritiene che il trattamento farmacologico dei pazienti non sia stato adeguato? Ha qualche elemento concreto per porsi la domanda?

No non ho alcun dubbio perché non sono del campo medico e quindi del mestiere. Le domande specifiche sul tema sono  per dei raffronti con altre informazioni sul metodo di trattamento eseguito. Se questi sono simili o diversi. Tutto qua.

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In Svizzera la mascherina non è (per il momento) obbligatoria. Lei vorrebbe che lo fosse? Sempre, o a quali condizioni?

Diciamo che la priorità massima sia la messa in sicurezza dell’individuo e di terze persone. Ognuno si rende cosi responsabile di se stesso e nei confronti della società. Un concetto stupendo sempre difeso dalle nostre autorità e che fa parte del nostro DNA svizzero. Ricordiamoci ad esempio l’Esercito e il portar a casa il materiale da guerra in prestito, arma compresa. Non molti paesi al mondo danno cosi fiducia al proprio popolo e quindi il popolo contraccambia nella maggior parte dei casi.

Io la indosso nei momenti che reputo critici. Ma se sono solo e non ho nessuno intorno a me e sono in spazi aperti no.  In ogni modo a Lugano in questi giorni, durante la pausa pranzo, col fatto di voglia di allentamento e di tornare a una situazione simile alla normalità pre Covid19,  sono rimasto deluso. Ancora troppe persone attaccate l’una all’altra, senza mascherine e distanze. Ho come l’impressione che molta gente pensa che con le riaperture, Covid19 sia partito in “vacanza” altrove, mentre non è cosi, sta ancora attorno a noi.

Lei si preoccupa, comprensibilmente, dell’aria condizionata, soprattutto in vista della imminente estate. Quali dovrebbero essere le esigenze dell’autorità sanitaria?

Certo potrebbe essere un vettore di trasmissione. Molti autorevoli virologi intorno al mondo lo stanno dicendo da tempo. Infatti nella mia interpellanza chiedo al Governo se nell’amministrazione pubblica (scuole comprese) adotteranno delle sanificazioni degli impianti e dei filtri. Cosi sui mezzi pubblici e poi raccomandare anche il “privato” a farlo.

E non dimentica le reti idriche sparse sul territorio. È necessario che siano controllate? Con quali modalità?

Certo è stato accertato che Covid19 abbia visitato anche le acque reflue. Questo potrebbe portare a investigare anche nelle reti idriche dell’acqua potabile. Mi auguro ci stiano pensando, tra Cantone con il Dip territorio e i comuni. Le modalità le sapranno loro, presumo con rivelatori e filtri.

In conclusione, lei è diventato piuttosto famoso nella Svizzera confederata, il Blick e altri media come la Luzernerzeitung  le hanno dedicato alcuni articoli. Che immagine si è conquistato, come pensa di essere visto?

Non mi sono posto mai la domanda sull’immagine, ma di certo so che nei canali social ticinesi a febbraio, quando scrissi le due interpellanze, una riguardante i controlli medici alle frontiere, con apparecchi che tutti noi oggi conosciamo come termometri digitali, e l’altra più articolata sul  “che facciamo”  per ogni Dipartimento cantonale quando arriverà Covid19,  mi presi dell’avvoltoio elettorale, (eravamo ad inizio campagna) del terrorista mediatico e allarmista e altri insulti pesanti.  Questo da cittadini e politici colleghi sia in CC che in GC. Oggi la storia la conosciamo tutti e avrei voluto sbagliarmi di grosso. Ringrazio quei pochi  che con il tempo (cittadini e colleghi) si sono poi ravveduti e si sono scusati. Un bel gesto di riconoscimento. Per gli altri… beh forse l’orgoglio personale o aver offeso altri per poi sbagliarsi, non sta nel loro DNA riconoscere il male fatto.

Esclusiva di Ticinolive