Teheran ha affermato che è pronta allo scambio incondizionato di prigionieri con gli Stati Uniti a causa dei timori che il coronavirus possa mettere a rischio la loro vita. Washington però ad oggi non ha ancora risposto ufficialmente, secondo il portavoce del governo iraniano Ali Rabiei.

Se la cosa dovesse continuare, sarebbe un rarissimo caso di cooperazione tra i due paesi in una relazione che ha raggiunto un livello davvero preoccupante di tensione sul fronte politico. In particolare  da quando Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti e ha deciso di uscire unilateralmente dall’accordo iraniano del 2015 sottoscritto con le maggiori potenze e reintroducendo sanzioni che hanno paralizzato l’Iran.

Fonti diplomatiche iraniane affermano che ci sono molti cittadini iraniani in custodia negli Stati Uniti, e l’Iran li ritiene responsabili della salute dei prigionieri. L’Iran è il paese più colpito dal coronavirus nel Medio Oriente, e gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di morti in tutto il mondo. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, aveva dichiarato già a dicembre la sua disponibilità per uno scambio completo dei prigionieri, e a marzo il segretario di Stato Mike Pompeo ha esortato l’Iran a liberare i prigionieri americani come gesto umanitario.

L’amministrazione Trump considera come priorità assoluta la liberazione degli ostaggi e detenuti americani in Iran. “Washington è consapevole della nostra disponibilità e pensiamo che non sia necessario che un paese terzo debba mediare per lo scambio dei prigionieri”, ha affermato Ali Rabiei.

Uno scambio avvenuto a dicembre dello scorso anno è stato facilitato dal governo svizzero, che cura da molti anni gli interessi diplomatici tra i due Stati. Si tratta dello studente americano Xiyue Wang, trattenuto dagli iraniani con l’accusa di spionaggio, e del ricercatore iraniano Massoud Soleimani, incarcerato dagli americani con l’accusa di violazione delle sanzioni.

Le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono state sospese subito dopo la rivoluzione iraniana avvenuta nel 1979. Rapporti interrotti a causa anche della presa in ostaggio di 52 americani per oltre un anno, durante un assalto nell’ambasciata americana a Teheran. Da quanto Trump ha intensificato le sanzioni economiche, per costringere l’Iran a tornare al tavolo dei negoziati per discutere un nuovo accordo che comprenda anche il programma nucleare, le misure hanno soltanto portato alla paralisi dell’economia iraniana senza portare a nessun tipo di colloquio. Colloqui che gli iraniani giurano che non ci saranno mai senza prima la revoca delle sanzioni.