Parliamo oggi di un giornalista fuori dalle righe, il border line Piers Morgan, conduttore di Good Morning, Britain. Di certo, il buongiorno lui lo dà all’Inghilterra. 

Una settimana fa Piers Morgan aveva parlato, in diretta nel suo programma condotto a Londra chiamato “Good Morning Britain” con il dottore Hilary Jones di notizie spinose circa Wuhan, la città epicentro della pandemia del Coronavirus, e i suoi laboratori: Morgan aveva accennato che Wuhan pretende di testare gli 11 milioni della sua popolazione per prevenire una nuova ondata di contagio. L’affermazione aveva provocato una seria crisi diplomatica tra la Cina e il Regno Unito, costringendo così il giornalista a riprendere in mano lo spinoso argomento, proprio stamane.

Piers Morgan con Ronaldo dal suo profilo Instangram

Il turbinoso quanto eccentrico Morgan è in queste ore al centro di gossip e curiosità: aveva recentemente dichiarato di non potere vedere i propri figli (tre ragazzi tra i 19 e i 26 anni), nonostante essi conducano una vita molto glamour al seguito del padre, giornalista. Spencer, ad esempio, il più grande, posa sorridente accanto alla pop star statunitense Beyoncé, o all’attrice Jessica Alba, o al pugile Mike Tyson, tutte celeb che Morgan ha, nelle foto, appena intervistato, e a seguito di eventi glamour seguono vacanze profumate di milioni di sterline. voli privati in jet, champagne e spiagge esclusive.

Al centro di polemiche per lo stile di vita dispendioso che Morgan conduce con i propri ragazzi, il giornalista viene definito dal sito ANSA come “l’anchorman populista fustigatore” il cui programma mattutino diviene un tribunale per Downing Street, al cui banco degli imputati siedono tutti i presunti colpevoli di mala gestione dell’emergenza sanitaria londinese e britannica.

Amico di Donald Trump e sostenitore della Brexit così come del populismo, Morgan non ha però risparmiato nemmeno critiche aspre alla gestione americana della pandemia, venendo in breve definito provocatorio e narcisista, senza remore a rompere con storici collaboratori: così, da direttore del Mirror, ruppe col partito di riferimento del giornale, il New Labour di Tony Blair, polemizzando sulle presunte menzogne della guerra in Iraq; per poi litigare con Alistair Campbell, presunto diffusore di quelle che oggi si chiamerebbero fake news.

Così si delinea a tutto tondo il ritratto di un personaggio fuori dalle righe che resta comunque adombrato di ambiguità.