Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Dopo aver analizzato, e giustamente, la curva della pandemia per delle settimane intere, per le nostre autorità è arrivato il momento di osservare anche l’andamento di altre curve, da tempo ormai in picchiata libera. E tra i settori che soffrono maggiormente in questo periodo tribolato c’è senza dubbio anche quello dei media. Basti dire che le entrate pubblicitarie, mercato già in crisi prima della pandemia, hanno subito una contrazione che varia tra il 60 e il 95%, a seconda della testata che si prende in considerazione. Più che una contrazione si tratta di un vero e proprio crollo, a tal punto che diversi operatori del settore – sia tra gli editori, sia nelle redazioni – non esitano a parlare di “situazione drammatica” sulla quale occorre ora intervenire con urgenza.

Molte testate rischiano di sparire e non solo dai ristoranti

In Ticino e del resto in tutta la Svizzera rischiamo di doverci confrontare con una vera e propria “desertificazione” del nostro paesaggio mediatico. I giornali non scompariranno solo da bar e ristoranti, come deciso per ragioni sanitarie, scompariranno del tutto…

A dire il vero nel corso delle ultime settimane qualcosa si è mosso, in particolare a livello federale. La settimana scorsa il parlamento, nella sessione straordinaria tutta dedicata al Coronavirus, ha dato il suo via libera a diversi provvedimenti urgenti, pari ad un totale di 65 milioni di franchi per garantire nell’immediato la sopravvivenza di giornali, radio e tivù. In precedenza, anche il Consiglio federale si era mosso – dopo aver tergiversato a lungo su questo argomento – varando un pacchetto di aiuti del valore di 50 milioni. In questo caso si tratta però di una misura a lungo termine, che deve ancora essere approvata dal Parlamento – proprio domani iniziano i lavori commissionali – e che per diverse testate rischia di concretizzarsi quando ormai sarà troppo tardi. Fin qui, comunque, l’impegno della Confederazione, a cui vanno aggiunti i primi aiuti d’urgenza varati dal Consiglio federale: i crediti Covid-19 e il lavoro ridotto. Per Impressum, e questo vale anche per l’ATG, questi interventi vanno visti solo come un primo piccolo passo, basti pensare che dal 2010 ad oggi l’insieme del settore ha perso qualcosa come un miliardo di franchi.

A sostegno dei media si erano mossi nei mesi scorsi anche diversi cantoni, ad esempio Vaud, Friborgo e Berna. Anche in Ticino lo scorso 14 febbraio – proprio poco prima dell’inizio della crisi pandemica – i partner sociali avevano presentato con il suo autore, il granconsigliere Lorenzo Jelmini, una mozione interpartitica che chiedeva al governo di varare una serie di misure in favore dei media locali. Mozione che a nostro modo di vedere va ora discussa con urgenza da Gran consiglio e governo. Un appello che rivolgiamo con forza al mondo della politica ticinese proprio a due anni esatti dalla chiusura del Giornale del Popolo, che fu allora un inequivocabile campanello d’allarme per l’intero panorama mediatico ticinese. C’è bisogno di una vera e propria mobilitazione politica a sostegno dei media, strumento essenziale del dibattito democratico nella nostra società.

Associazione Ticinese dei Giornalisti

Roberto Porta                                      Natascha Fioretti

Presidente ATG                                   Segretaria operativa ATG