L’urlo esprime l’angoscia umana, la crisi di panico dell’uomo che attraversa un ponte, sia reale che metaforico. Oggi, il quadro emblema del panico, talmente iconico da diventare una emoticon di Whatshapp e dei social, rischia di sfaldarsi: la causa? l’umidità. 

Nel 2006, quando l’urlo di Munch fu ritrovato dopo furto al quale era stato oggetto, si notò come il capolavoro dell’arte contemporanea si stesse degradando: i pigmenti giallo – cadmio coi quali Munch aveva ritratto il tramonto, parte del cielo e del collo della figura urlante erano divenuti biancastri, mentre la vernice gialla che componeva il lago si stava addirittura sfaldando. La causa? l’umidità.

Da allora si optò per esporre solo raramente il quadro di Munch, con illuminazione controllata, temperatura e umidità relativa. A guidare la preservazione del quadro un team di scienziati scelto, guidati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche Italiano, che non è arretrato nemmeno di fronte ai raggi X utilizzati per controllare e individuare l’esatta composizione dei pigmenti del quadro.

Addirittura, per restaurare il dipinto, si è optato per l’accuratissima scelta di giallo cadmio invecchiato artificialmente in laboratorio, per non creare un eccessivo distacco tra il restauro nuovo e l’opera autentica.

Credit: Irina Crina Anca Sandu/Eva Storevik Tveit/Munch Museum