Certo, non tutto – una volta scomparso il coronavirus – sarà come prima. Probabilmente peggio. L’architetto Mario Botta (vedi Il Caffè di domenica scorsa) dice di credere nella città: «La città trova la propria forza nella storia ». Ma quale città? Sicuramente non “la città diffusa” della quale stiamo assistendo al continuo espandersi. Come a un tessuto cancerogeno che aggredisce e divora tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Ben altre erano le città medievali. E quelle rinascimentali, come Firenze. O la Roma barocca del Seicento: del Bernini e del Borromini. Quel Borromini da noi ticinesi così tanto amato. Ma allora c’erano anche i grandi mecenati. C’era la cultura. Si coltivava – non hors sol! – anche il piacere per il bello. E nelle città operavano fior di maestranze, sapienti artigiani. Più tardi sono arrivate le belle neoclassiche, ordinate città ottocentesche. A misura d’uomo fin quando i nuovi mezzi di locomozione non la fecero da padroni. Città nelle quali non esisteva la digitalizzazione, della quale, anche tu, caro Mario, non sai proprio cosa fartene. Anche perché – giustamente – ti corichi quasi sempre, come durante un incontro mi hai confessato, intorno alle ventuno. Io, qualche volta, anche un po’ prima, con le galline…E tu senza nemmeno guardare la televisione. Che è poi tutta salute guadagnata, sia fisica che mentale. Salute che ti permette – grazie anche alle premurose attenzioni di tua moglie Maria! – d’essere analogicamente ancora eccezionalmente attivo.

Adesso invece ci sono le «app»… Che a dirla proprio tutta non so nemmeno cosa siano. Anche perché, come Giorgio Ghiringhelli, non possiedo uno smartphone, che non saprei d’altronde nemmeno usare. A meno che qualche dottore… Non sono però molto d’accordo con Mario Botta quando dice che dopo la caduta delle Torri Gemelle poco o nulla è cambiato. Non sarà stato per la fine di quei grattacieli… ma qualcosa in questi ultimi vent’anni a livello mondiale è sicuramente mutato. Secondo me soprattutto in peggio. Senza che debba farne un dettagliato elenco. Basta solo aprir gli occhi. In questi ultimi tempi poi, anche se ho l’impressione che pochi se ne rendano conto, mi sembra si stia perdendo anche una certa libertà di pensiero e di parola. Facoltà di esprimersi e muoversi senza condizionamenti di sorta. Senza imposizioni e controlli per fasce d’età, luoghi e orari, «distanze sociali» da mantenere…(una volta si mantenevano le amanti!).

Per farla breve, a questo punto si potrebbe malignamente pensare che con le «app» ci si possa pure app… endere. Non sorprendendosi quando magari qualcuno veramente si app… ende. Facendo quindi una rapida fine/Ende. Con o senza maschera, a discrezione, secondo le ultime volontà. Naturalmente con il via libera concesso, dopo qual– che «letargo», dall’ incorporato bilux del comandante Cocchi. E possibilmente risparmiando, sia nel pubblico che nel privato, – dottor Giorgio Merlani permettendo – anche sul diametro della corda.

ORIO GALLI