La manifestazione “nera” irosa, per la morte dell’arrestato di colore George Flyod, soffocato forse inavvertitamente dall’agente Derek Chauvin, che lo ha rudemente immobilizzato a terra, ponendogli un ginocchio sul collo per nove minuti, dilaga dal Minnesota alla California al Michigan e non si placa: durante le proteste, che si protraggono ormai da quattro giorni, ieri, a Oakland, in California, un agente di polizia è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un manifestante, mentre un altro è rimasto ferito. La Cnn, che riporta la suddetta notizia, riporta anche che sono 7500 gli infuriati manifestanti che saccheggiano, danno alle fiamme negozi e attaccano i poliziotti. La polizia, per tutta risposta, avuta l’autorizzazione dal Presidente Trump, ha autorizzato gli spari: ieri notte un ragazzo di diciannove anni, in Michigan, è morto in ospedale dopo essere stato colpito da spari provenienti da un Suv che erano però indirizzati a una folla di manifestanti. Non è ancora chiara la dinamica dell’uccisione della vittima, né se a sparare sia stata la polizia o, piuttosto, i manifestanti.

Alla rabbia violenta dei manifestanti si aggiunge quella della famiglia di George Floyd che non accetta il referto medico, che, in realtà, esclude che l’arrestato sia deceduto per asfissia traumatica o da strangolamento. Così, la famiglia, scettica, pretende un’altra perizia.

Anche la Casa Bianca, nel frattempo, è stata assediata dai manifestanti, che, secondo quanto riportato dal Guardian, hanno lanciato acqua sporca contro gli agenti schierati che cercavano di impedire l’assalto al simbolo presidenziale.

Il Pentagono ha chiesto all’esercito di mantenere l’allerta, e di rimanere pronto a entrare in azione a Minneapolis: Associated Press, che ne dà la notizia, sottolinea come sia molto raro (e quindi estremamente grave) un ordine del genere.

Anche la Georgia dichiara lo stato di emergenza: il governatore Brian Kemp lo ha annunciato a Fulton County, dove si trova Atlanta. Le manifestazioni proseguono con violenza nella capitale, a Saint Paul (sempre Minnesota), a New York, a Houston, a Detroit, nonché dall’Iowa alla Florida.

Derek Chauvin, il poliziotto che ha inavvertitamente soffocato l’arrestato George Flyod, è ora in carcere, dove rischia trentacinque anni di pena. La moglie, un’afroamericana ex reginetta di bellezza del Minnesota, Kellie Chauvin, ha chiesto il divorzio. La casa di Chauvin è stata assalita dai manifestanti, che l’hanno imbrattata di vernice rossa, con le scritte come “assassino”.

George Floyd, l’afroamericano 46 enne ucciso da Chauvin, lascia la moglie e due figlie, di sei e ventidue anni, a Huston. Atleta, alto quasi due metri, è ricordato da tutti come “il gigante buono”. Era stato arrestato nel 2009 e aveva scontato cinque anni di prigione per rapina aggravata con un’arma mortale: precisamente aveva puntato una pistola alla tempia di una donna.