Fontana, Governatore della Lombardia

A fine aprile è stata inviata una lettera ai ministri dell’economia a Berna e a Roma firmata congiuntamente dall’allora presidente del Governo cantonale, Christian Vitta (PLR) e dal presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana (Lega Salvini). La lettera si inserisce su un precedente, concluso  nel dicembre 2015 e mai ratificato, tra i due Paesi, per porre fine all’imposizione esclusiva della Confederazione (la Convenzione è datata 1974 e prevede un ristorno del 38% della Svizzera all’Italia) sui lavoratori frontalieri che dovrebbero essere tassati anche dall’Agenzia delle entrate in base alle aliquote Irpef vigenti in Italia. L’obiettivo sarebbe quello di rendere meno appetibile il mercato ticinese ai frontalieri italiani. Firmata dal governatore leghista della Lombardia, la mossa è stata aspramente criticata dal centrosinistra italiano, per il discapito che recherebbe al settore lavorativo italiano, ma non è piaciuta nemmeno ai leghisti del Cantone.

Christian Vitta

È infatti la Lega dei Ticinesi ad esprimere, sul Mattino della Domenica, tutto il suo scontento: lo comunica il direttore e deputato Lorenzo Quadri, nell’edizione odierna, nella quale la lettera è definita “un’ulteriore calata di braghe.”

Scontento anche da parte del Partito democratico italiano che, opponendosi ai propositi del governatore lombardo r del presidente ticinese, parla di “sgomento”: la parlamentare comasca Chiara Braga e il senatore comasco Alessandro Alfieri definiscono il documento “sconcertante”. Secondo Braga e Alfieri la lettera, datata 30 aprile, spianerebbe gli interessi svizzeri e non quelli italiani, rappresentando una sconfitta assoluta per i frontalieri italiani e i comuni di frontiera. Fontana, a detta di Alfieri, si sarebbe completamente “piegato” al Ticino.

Curiosamente, invece, secondo la Lega dei Ticinesi, sarebbe stato Christian Vitta a “calare le braghe” di fronte alla Lombardia, alla quale il Ticino versa 84 milioni di franchi annui, ma, ribadisce la Lombardia, sono soldi che il Ticino versa a Roma, cioè al governo centrale, dal quale solo in minor parte e con molto ritardo, rientreranno in seguito in  Lombardia, pertanto, la regione italica nega di ricevere il vantaggio, contraddicendo la sua confinante Svizzera. A detta di Quadri, la Convenzione del 1974 andrebbe direttamente disdetta e i ristorni bloccati.

La Lega italiana attacca così l’opposizione del Pd: i parlamentari leghisti comaschi Nicola Molteni e Eugenio Zoffili dichiarano il PD “senza vergogna”, sostenendo che il partito mistifichi la realtà, mascherando i propri fallimenti. “La Lega”, continua Molteni, “a differenza del PD è sempre stata attenta all’accordo e ai diritti dei Frontalieri, aveva infatti bloccato l’accordo portato avanti dalla sinistra, con la Svizzera, che mortificava i territori di confine.” “Le nostre” ribadisce Zoffili difendendo Fontana “sono azioni concrete, non sterili polemiche”: